Quickribbon Occhio su Roccella: Lacrime e coraggio
_@_OcchiO su Roccella _@_ Scelti per Voi: Camilla che odiava la politica - Autore: Luigi Garlando - Casa editrice: Rizzoli. - (Camilla ha dodici anni e vive in un paese di provincia insieme al fratellino e alla mamma. Il papa, in passato braccio destro del Primo Ministro, non c'è più: si è suicidato in carcere sei anni prima, dopo essere stato accusato ingiustamente di corruzione. Da allora Camilla odia la politica e tutto ciò che ha a che fare con essa. Ma un giorno in paese arriva un barbone, che prima la aiuta a ribellarsi a un gruppo di bulli della sua scuola, e poi, piano piano, le insegna che cosa sia la politica, quella vera, quella a cui il suo papa aveva dedicato tutto se stesso. E grazie a quelle lunghe chiacchierate Camilla impara a far pace con la politica e con il mondo, quello dentro di sé e quello in cui vive.)

AdnKronos News

mercoledì, ottobre 19, 2005

Lacrime e coraggio

Proprio mentre la Diocesi tutta, in una serata memorabile per partecipazione e luce, celebrava l'inizio del suo congresso eucaristico, segno di riconciliazione nel sangue del Cristo "versato per amore" in luoghi dove tanto sangue è stato versato, è giunta la notizia della barbara uccisione dell'onorevole Francesco Fortungno, il cui sangue si aggiunge al tanto sangue già sparso in questa terra.



1. - La tragedia che ha colpito questa famiglia, cui va la nostra affettuosissima solidarietà per lo spessore umano e politico del loro congiunto, unito ad una preziosa amabilità umana, è di una valenza negativa enorme.
E' paragonabile, per la Locride, ai più gravi delitti della mafia in Sicilia.
Esprimiamo perciò subito una netta, ferma, implacabile condanna per chi ha eseguito il delitto e per chi lo ha comandato.
Un delitto che può essere letto così: La 'ndrangheta vuole dominare e sottomettere la politica, perché sia strumento docile e succube ai suoi enormi interessi economici.
La 'ndrangheta cerca perciò di spezzare i legami tra la gente e la classe politica, per ricondurli a sé, perché solo così possa meglio dominare e piegare entrambi.
La 'ndrangheta lancia nel contempo a tutti noi un macabro messaggio di umiliazione sociale, per intimorire e paralizzare ogni altra azione di bene e di sviluppo.

2. - Se questa è la realtà proprio questo orribile fatto ci spinge a reagire, operando precise scelte coraggiose:
Ridare speranza, raccogliendo la forte indignazione che sale al cielo dal cuore ferito di tutti gli uomini e donne di buona volontà.
Accrescere la stima per la vita e l'impegno della classe politica, chiedendo ad essa di star vicino alla gente, ascoltare, capire, intrecciarsi con le loro attese e speranze.
Attuare una forte, vasta e decisa purificazione etica, in tutti gli ambienti.

3. - Di fronte a tutto questo, ci impegniamo a quelle tre scelte che già il santo Vescovo don Tonino Bello aveva attuato ed indicato, cioè annunciare, denunciare, rinunciare:
Mantenere vigili le coscienze, di fronte ad ogni male, anche piccolo, chiedendo a tutti, sacerdoti e laici, di essere coraggiosi e consequenziali anche fino al martirio;
Pregare sempre di più, specie davanti all'Eucarestia, in un'adorazione che abitui ed alleni tutti noi, specie i giovani, ad adorare solo e soltanto la grandezza di Dio, senza mai piegare il capo di fronte al male e di fronte agli altri idoli, per non essere succubi dei prepotenti;
Digiunare per la conversione dei delinquenti. Non sembri fuori luogo questa proposta. Ma è la più efficace forma di non-violenza, che da sempre le coscienze coraggiose hanno attuato, per risvegliare le coscienze dei deboli, allenandoci così ad un'etica di speranza e di coraggio.

4. - Ma nello stesso tempo, è necessario che lo Stato, cioè la coscienza di chi ci guida e ci governa prenda seriamente a cuore il caso Calabria, che finora è stato non solo sottovalutato ma soprattutto dimenticato.
Occorrono indagini più intelligenti ed organizzate, per scovare assolutamente i colpevoli ed assicurarli alla giustizia e alla gogna di tutti. Chi fa il male deve essere umiliato nel suo falso "onore" perché ritrovi la forza di cambiare.
Se occorre, la zona deve essere militarizzata, perché i colpevoli sentano la forza dello Stato.
La Guardia di Finanza deve poter seguire, con tutti i mezzi più raffinati e moderni, il crescere dei circuiti economici, come gli appalti, le costruzioni, i giri del denaro, l'arroganza dell'usura, il gioco interessato e spesso miope delle banche.
E' il denaro che interessa alla 'ndrangheta.
E perciò. oltre alla purificazione etica, occorre una forte purificazione economica.

5. - Infine, facciamo appello alla giustizia di Dio, giustizia certa, che insegue con determinazione i passi, tristissimi, degli uccisori e di chi ha ordinato questo infame delitto, chiarissimo per le sue palesi modalità mafiose.
Chi ha fatto il male, dice la Bibbia, lo paga sempre. Sempre!
Ne siamo certi e lo diciamo pubblicamente, perché si fermi questa catena assurda di violazione della sacralità della vita umana.
Con lacrime amare, annunciamo ancora la bellezza della vita, ed insieme con rigenerato coraggio, dono dello Spirito che sempre ci consola e tutto sa rinnovare, perché con il lavoro e le imprese, anche la faccia della Locride, così insanguinata, eppure così bella, cammini fiduciosa sulle strade della vita».

Giancarlo M. Bregantini
Vescovo della Diocesi

di Locri-Gerace


1 commento:

Anonimo ha detto...

Un assassinio contro la partecipazione.
di Osvaldo Pieroni

Locride. 22 omicidi nell’arco degli ultimi nove mesi, prima della esecuzione di Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale calabrese e primario ospedaliero a Locri, nell’androne del seggio elettorale delle primarie, alle ore 17.10. Ma l’ultimo non è un omicidio come gli altri, e va distinto dagli altri. Il rituale, il luogo, la data rivelano una posta in gioco troppo alta ed il segnale è tutto politico, rivolto non solo al sistema di governo regionale – da pochi mesi all’opera – ma anche al sistema di governo nazionale prossimo venturo. La festa è pesantemente rovinata. Un altro lugubre maestro di cerimonie rivendica la direzione delle danze.

Un amico assessore comunale a Palmi, purtroppo avvezzo ad assistere a minacce ed avvertimenti, a caldo mi diceva: è probabile che si tratti di una “cambiale elettorale.” L’eliminazione di un primario così noto e votato e famoso, realizzata con la strafottenza di un reality, è un messaggio bestiale al ceto dirigente di una Regione, che nella Sanità mette a bilancio il 70 per cento delle risorse a disposizione. Ma forse anche questo è troppo poco. Forse c’è anche quella, “la cambiale” regionale, ma piuttosto sembra trattarsi anche di una “ipoteca” sul futuro prossimo nazionale. Dalla Locride alla Calabria, dalla Calabria alla nazione.

Probabilmente i due aspetti “contabili” – regionale e nazionale - si coniugano, in una sequela temporale che va dal recente passato ad un prossimo, non lontano futuro. Negli ultimi dieci anni in provincia di Reggio Calabria sono stati sciolti per mafia 16 consigli comunali La clamorosa vittoria del centro-sinistra in Calabria con il 60% dei voti deve pur aver raccolto, sia pur parzialmente, nelle aree in cui controllo del territorio e controllo politico coincidono, voti di ‘ndrine. E tuttavia sembra che ciò non sia stato sufficiente a garantire la continuità della congiunzione delle due facce del controllo mafioso. La rivoluzione dello spoil-system, che la nuova giunta ha attuato tra le rimostranze dell’opposizione, annullando tutte le nomine – una novantina - ai vertici degli enti strumentali, delle aziende pubbliche, delle ASL, deve aver dato fastidio. Erano già stati spediti in busta bossoli calibro 38 al presidente della Regione ed altri amministratori.

E’ pur vero che la nuova giunta regionale non è poi così nuova, ovvero che molti sono i soliti e che tra questi spiccano ancora trasformistici cambi di casacca. Ed è anche vero che tra i non eletti, ma congruamente votati e potenti, figuravano nelle liste del centro-sinistra transfughi dell’altra sponda, ora in attesa di entrare di nuovo nel palazzo. In vista delle politiche del prossimo anno, poi, i balletti sono già iniziati e c’è chi da alti incarichi istituzionali nella provincia di Reggio annuncia di lasciare la Casa della Libertà per passare a quella del centro-sinistra con bei pacchi di voti.

La Locride, da sola con 140 mila abitanti, esprimeva tre consiglieri regionali di partiti diversi, ma l’influenza delle famiglie mafiose va ben al di là dell’ambito territoriale delle amministrazioni locali e si dirama per il mondo attraverso il controllo dei traffici di cocaina e di armi.

Il segnale criminale adesso può apparire più chiaro: Non potete fare quel che vi pare, signori eletti. Noi siamo i più forti ed esigiamo crediti ed ipoteche per oggi e, soprattutto, per il domani che si avvicina. Queste sono le nostre primarie.

In ballo non ci sono soltanto posti locali di potere. Ci sono le grandi opere – il ponte sullo Stretto e gli appalti miliardari -, le strade (come la 106 jonica), la ristrutturazione dell’intero settore sanitario oggi allo sfascio, il riassetto di un territorio che crolla, il rifacimento di tutto il settore della depurazione delle acque, gli investimenti immobiliari che loschi faccendieri esteri vanno proponendo, i villaggi turistici, la grande distribuzione, i porti…ed il grande porto di Gioia Tauro. Tutto questo c’è: un enorme serbatoio di potere, un mercato del lavoro da gestire, tanti soldi, ma – soprattutto – una potentissima e complessa macchina di “depurazione” del danaro sporco della coca e delle armi.

Se questa ipotesi è almeno parzialmente verosimile, allora non serve un intervento militare, non servono leggi e corpi speciali. Non è soltanto questione da Ministero dell’Interno. La questione è tutta politica: riguarda le scelte che dal livello locale a quello nazionale si fanno e si faranno sugli investimenti di danaro pubblico, le aperture (o meno) a capitali discutibili (sotto il ricatto dell’occupazione), la gestione trasparente della cosa pubblica, l’approvazione di opere (spesso inutili o insensate) che muovono appalti , la salvaguardia o la svendita dei beni comuni. E, d’altro lato, la questione riguarda i partiti, la composizione delle liste elettorali, l’accoglienza o meno di personaggi anch’essi discutibili e l’accoglienza (o meno) in esse dei transfughi dall’altra sponda e dei trasformisti che intendono mantenere un potere personale ed emettono “cambiali” e concordano “ipoteche”. Le primarie della ‘ndrangheta - armata e mimetizzata - sono aperte.
Ma - infine - la questione riguarda anche le scelte quotidiane e la partecipazione degli abitanti alle decisioni pubbliche, attraverso la quale si costruisce la democrazia dal basso e la sovranità - quella del popolo, duratura, discorsiva e senza armi - sul territorio che si abita. Fortugno è stato assassinato nell'androne del Municipio di Locri. Il Municipio - per ricominciare - deve tornare ai cittadini. “Basta con l’antimafia del giorno dopo” – è stato detto. Giusto. E’ soltanto a partire da una politica che torna in mano ai cittadini, che decidono liberamente nei luoghi e dei luoghi in cui vivono e non sottoscrivono cambiali, che la serenità potrà tornare. Senza delega a questo o a quel potente. E che ci sia voglia di partecipazione, per quanto latente e timida, le primarie lo hanno dimostrato, nei paesi e nelle città. L’omicidio di Fortugno è anche una sfida a questa voglia.