Quickribbon Occhio su Roccella: marzo 2007
_@_OcchiO su Roccella _@_ Scelti per Voi: Camilla che odiava la politica - Autore: Luigi Garlando - Casa editrice: Rizzoli. - (Camilla ha dodici anni e vive in un paese di provincia insieme al fratellino e alla mamma. Il papa, in passato braccio destro del Primo Ministro, non c'è più: si è suicidato in carcere sei anni prima, dopo essere stato accusato ingiustamente di corruzione. Da allora Camilla odia la politica e tutto ciò che ha a che fare con essa. Ma un giorno in paese arriva un barbone, che prima la aiuta a ribellarsi a un gruppo di bulli della sua scuola, e poi, piano piano, le insegna che cosa sia la politica, quella vera, quella a cui il suo papa aveva dedicato tutto se stesso. E grazie a quelle lunghe chiacchierate Camilla impara a far pace con la politica e con il mondo, quello dentro di sé e quello in cui vive.)

AdnKronos News

mercoledì, marzo 28, 2007

Per gli irriducibili!

Così come m'è arrivato da Carlo Iannuzzi ve lo pubblico, ovviamente il commento l'ho "censurato" nuovamente. Le mie spiegazioni le ho già date in privato a Carlo. Questo Blog checché ne dica lui non è uno spazio politico (lo dimostra il fatto che negli anni passati nella rassegna c'erano tutti i giornali da quelli dichiaratamente di destra a quelli dichiaratamente di sinistra). Ci tengo inoltre a precisare che tra gli strumenti che la piattaforma blogger.com permette giustamente di attivare c'è la moderazione dei commenti, cosa che io non ho mai voluto attivare.




La censura si sà, è diffusa, dappertutto e da tutti odiata. E' curioso però constatare che anche nel piccolo, anche in quei contesti dove non te la aspetteresti mai proprio perchè contrastata (di facciata forse?), anche in quegli spazi minuscoli è presente. Per tutti gli appassionati frequentatori dell'equilibratissimo, calmissimo e razionalissimo blog "Occhio su Roccella" penso interessi sapere (diciamo anche per avere una visione globale dell'analisi effettiva che era stata fatta... diciamo anche che un minimo di dubbio che possa interessare mi passa x la testa) che nel post del 18 marzo 2007 riguardo all'inchiesta di Iacona, ci sono stati degli interventi
assolutamente non condivisibili ma non per questo non rispettabili. Fino a prova contraria quando tu inserisci un testo e chi ha la possibilità te lo elimina, a casa mia è detta CENSURA (ma in qualche altra parte del mondo che a noi non è dato sapere no!). Io come qualsiasi altro utente avevo semplicemente dato un contributo alla discussione, ma l'esimio webmaster nonchè dott. Domenico Bova (alias Piciaro) non doveva essere dello stesso avviso; non si capisce sennò perchè a distanza di qualke ora del commento non v'è traccia.
Si dice perchè "nel tuo commento hai tirato dentro persone che hanno avuto sentenze e altre che non sono mai state condannate o non hanno mai avuto a che fare con la giustizia, non è nel mio stile e non voglio vedere trasformato il blog in un marasma dove tutti insultano. Per questo il tuo post è stato cestinato ti invito ad usare toni più pacati". Lascio a voi ogni commento della vicenda; cmq tale email è da intendersi esclusivamente come sostituta di quello spazio che in teoria doveva essere occupato dal seguente commento:


UN AIUTO AD EMERGENCY

Per giorni interi, nelle scorse settimane, durante il rapimento del gornalista del Corriere della Sera Daniele Mastrogiacomo, i media italiani e stranieri, non hanno fatto altro che parlare ad ogni pie' sospinto, delle condizioni del prigioniero e dell'andamento delle trattative per la liberazione, fino alla felice notizia della scarcerazione, previo però un riscatto a favore dei Talebani, che in cambio hanno ottenuto la liberazione di 5 terroristi.

Passato ormai qualche giorno, la situazione sembra essere tornata alla normalità, dopo che si è persino rischiata una crisi diplomatica con gli USA, che non hanno visto di buon occhio il fatto che l'Italia sia scesa a compromessi con i terroristi.

Seppur contenti della scarcerazione del giornalista italiano, anche se probabilmente si sarebbero dovuti trovare dei canali diversi per arrivare al lieto fine, non tutto è concluso in quanto due persone, che erano con Mastrogiacomo e hanno contribuito alla sua scarcerazione, a tutt'oggi non sono ancora liberi, ed è INACCETTABILE che se ne parli molto poco o quasi per niente.

I due sono Rahmatullah Hanefi il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency che è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare, l'altro è Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.

Molto presto ci si è dimenticati di queste due persone e vogliamo aiutare EMERGENCY che sta lottando nel silenzio, affinchè i due vengano liberati al più presto.

Vogliamo aiutarli anche noi, aiutandoli a raccogliere il maggior numero di firme per la petizione in corso.
Vi chiediamo quindi di aderire numerosi alla petizione, accedendo attraverso il link riportato in basso.
UN MINUTO DELLA NOSTRA VITA, PER LA VITA DI DUE PERSONE!!!



lunedì, marzo 19, 2007

MARGHERITA A REGGIO: E' MAZZOTTA IL NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE

Giuseppe Mazzotta è il nuovo segretario provinciale della Margherita reggina. A sancirlo il voto espresso dai 305 dei 396 delegati che per tutta la giornata di ieri – fino a tarda serata – hanno affollato la sala Green di Palazzo Campanella.
E dire che il confronto tra le due anime della Margherita – dopo il fallito tentativo di giungere in extremis ad una mediazione tra le parti – ha continuato ad essere serrato anche ieri nel corso della seconda giornata del Congresso provinciale diellino. Non solo per quanto verificatosi nelle urne – determinati, a fermare la corsa dell’uscente Sera, sarebbero state, infatti, anche 4 schede nulle e un’unica bianca – ma anche per le polemiche che dopo la tribolata giornata di venerdì, caratterizzata dal rinvio del dibattito e dalle diverse riunioni di vertice nelle stanze più alte dell’Astronave, hanno accompagnato anche le operazioni di voto interne al “Popolo della Margherita” reggina. A tenere banco per tutta la giornata di ieri, ancora, la querelle sul presunto ricorso presentato per escludere dal voto gli iscritti non in regola con il versamento delle quote. Che ha avuto come vittime illustri i consiglieri comunali di Reggio, Pellicanò e Nociti, l’assessore provinciale Vilasi e i consiglieri di Palazzo Foti, Tucci, Valenti e Virduci, tutti esclusi dalla votazione. A controllare l’esito del congresso erano presenti a Reggio anceh il senatore Franco Bruno, segretario regionale del Partito, il suo vice Pasquale Mancuso e il senatore Covello, tra l’altro protagonisti il giorno prima dell’improvvisato vertice che ha rimandato di parecchie ore l’avvio dei lavori. A votare, invece, c’era anche il sottosegretario alle infrastrutture Gigi Meduri: la sua apparentemente una posizione equidistante dalle due fazioni, non come la Laganà, apertamente schierata per Peppe Sera. Al di là di questo e dei nomi, comunque, una cosa è certa. A vincere è stata la linea che guarda al Partito Democratico. Mazzotta dovrà lavorare per condurre il partito – anche a Reggio – verso questo nuovo soggetto politico, ma ancor di più per ricomporre i petali. Compito non certo facile. Ma dalla sua il nuovo segretario può contare su quanto gli iscritti hanno manifestato partecipando numerosi al voto, lontani dalle polemiche di vertice: la volontà di mettere al bando ogni sorta di divisioni.


FC (Tratto da Reggio TV)

Commenti all'inchiesta di Iacona...

Gentile Direttore,

la recente trasmissione “W l’Italia” ha offerto uno scenario desolante della vita politica calabrese. Colpisce, innanzitutto, il vuoto di idee, di progetti, l’assenza di una visione complessiva dello sviluppo economico e sociale che caratterizza parte della classe dirigente calabrese. È apparso un modo di fare politica in cui a confrontarsi, piuttosto che le idee e i contenuti, sono interessi particolari, personali o partitici. Nel vuoto di idee e di una visione complessiva degli interessi in gioco, è facile che la ricerca del consenso passi attraverso l’elargizione di favori, raccomandazioni, clientele. Rattrista, però, apprendere come anche il diritto dei calabresi ad essere curati, assistiti in tempi degni di un paese civile, possa essere spacciato come una concessione finalizzata ad ottenere un qualche sostegno elettorale.

Non sorprende che la classe politica ricerchi improbabili giustificazioni a sostegno di provvedimenti che, pur formalmente corretti, cozzano contro il senso di equità che dovrebbe ispirare ogni scelta politica. Contro quell’equità che si accompagna all’efficienza, perché impone di scegliere in base al merito e non all’appartenenza, sia essa politica o familiare. Contro quel senso d’equità cui mai si dovrebbe rinunciare, soprattutto in una regione come la Calabria, con un tasso di disoccupazione doppio di quello nazionale e con un’elevata emigrazione intellettuale. Per ultimo, rattrista apprendere come il senso di responsabilità non riesca a prevalere sulle rivendicazioni di parte, neanche quando la gravità del momento impone scelte istituzionali importanti e di alto contenuto simbolico.

Naturalmente non sfugge ai telespettatori che esiste un lato della Calabria diverso da quello visto in televisione. È la Calabria fatta di studenti, d’imprenditori, di rappresentanti istituzionali che, con difficoltà maggiori che in altre parti del Paese, danno il loro contributo quotidiano alla vita civile, culturale, economica della regione. Si tratta proprio di quella parte della società più colpita dall’immagine negativa emersa da quelle trasmissioni, e che maggiormente paga le conseguenze di un certo modo di fare politica.

Tra le conseguenze, la prima è lo sconforto. La comprensibile perdita di speranze, che prevale su molti e che spinge i giovani a cercare altrove le possibilità di costruirsi un futuro. Sono quei giovani, come quelli visti in televisione, penalizzati dalla politica dei favoritismi e dei privilegi. La seconda conseguenza, forse più importante, è che quel modo di fare politica, mina alla radice le possibilità di crescita della regione. Essa offre, infatti, ai calabresi un quadro distorto di incentivi. Se in una regione, non è il merito o la competenza a prevalere ma, piuttosto, l’appartenenza, perché mai un giovane dovrebbe studiare, imponendo a se stesso e alla famiglia dei sacrifici? Perché mai un imprenditore dovrebbe rischiare quando, invece, può godere di un qualche beneficio o di qualche concessione? Per chi agisse mosso dalle convenienze relative, sarebbe più profittevole, infatti, cercare di entrare nei meccanismi del consenso e, piuttosto che investire in conoscenze o sostenere un rischio, cercare di accaparrarsi una qualche posizione di rendita all’interno del circuito politico. Il risultato di uno schema siffatto, in cui non è il merito ma l’appartenenza a pagare, è che le persone indirizzano risorse, energie e potenzialità in attività e settori improduttivi, cercando rendite di posizione garantite dal privilegio. Per usare le parole degli economisti, le persone trovano conveniente divenire “cercatori di rendite” piuttosto che “imprenditori”. E ciò, naturalmente, si riflette sulle possibilità di crescita della regione.

Ne è riprova ciò che è accaduto in altre regioni del Mezzogiorno, come l’Abruzzo, il Molise o la Basilicata. Solo qualche decennio addietro, le condizioni di sviluppo di queste regioni erano simili a quelle della Calabria. Nel tempo, Abruzzo, Molise o Basilicata hanno ridotto il divario rispetto al resto del Paese. La Calabria, invece, pur partendo da condizioni simili a quelle delle regioni citate, è rimasta indietro. Quali le ragioni di ciò? Probabilmente quella trasmissione televisiva ci ha fornito alcune risposte in maniera assai più immediata di una lezione di economia.

Nicola Ostuni

Vittorio Daniele

Docenti Università Magna Graecia di Catanzaro

domenica, marzo 18, 2007

L'assordante silenzio della carta stampata nazionale.

Chi segue questo Blog sicuramente si aspettava qualche rigurgito da parte mia o di qualcuno sulle puntate di PANE E POLITICA andate in onda nelle scorse due domeniche su Rai 3. Ma chi segue questo Blog sà bene che Noi queste cose le URLIAMO da tempo, riportiamo da due anni ormai le notizie più significative della stampa e anche se il tempo non mi permette più di pubblicare la vecchia rassegna giornaliera dei giornali nazionali e locali che parlano di Calabria, Locride e Roccella, le notizie più importanti cerchiamo sempre di pubblicarle.

Beh perché non ve ne abbiamo parlato, perché nei giornali nazionali non se ne è parlato per niente, basta fare una piccola ricerca su google news o sulla rassegna della camera per verificare quello che diciamo. Allora forse è bene citare quello che scrive su La Riviera Antonio Orlando in un articolo dal titolo molto significativo: "Il sonno della ragione genera mostri."

Questa è la Calabria, questa è diventata la Calabria, questa hanno voluto che fosse la Calabria, questa abbiamo permesso che diventasse la Calabria. Un triste ritornello afferma che ogni popolo ha i governanti che si merita, e perché mai? Non c’è stato bisogno, in questa bella inchiesta, di scomodare i soliti, vecchi e triti, luoghi comuni. Il bravo, bravissimo, Riccardo Iacona non ha avuto bisogno di tirare in campo la ‘ndrangheta, i padrini, le faide; non è stato necessario trattare della onnipotenza mafiosa, della piovra tentacolare che soffoca una amara terra che vorrebbe liberarsi da questa ragnatela opprimente, cosciente delle proprie enormi potenzialità di sviluppo e di progresso. Per fortuna questa melensa solfa ci è stata risparmiata. Questa volta l’alibi, sempre comodo e sempre a portata di mano, della mafia non c’era e non fosse stato per le località, fin troppo conosciute e fin troppo riconoscibili, si poteva trattare di un’altra regione qualsiasi dell’Italia. La classe politica calabrese ha dato il meglio di se in quella trasmissione e dobbiamo esserle grati. Grati per la sfacciataggine, grati per l’arroganza, grati per l’indifferenza, grati per la smania di potere, grati per l’esibizionismo, grati per il cinismo, grati per l’ingordigia, grati per l’intollerabile oppressione che esercitano su tutti noi senza alcuna remora e senza alcuno scorno. Per tutto questo e per molto altro non possiamo non essere a tutti lor signori della politica grati.


E bisogna dirlo, il cane da guardia dei potenti che doveva essere una volta la carta stampata oggi è stato Riccardo Iacona, confermando la sua felice anomalia. Va sul posto, scartabella documenti, indaga, intervista chi conosce i fatti e gli interessati. Fa il giornalismo d'inchiesta, merce rara, rarissima in generale e nella Rai. E' chiaro, preciso, documentato, coraggioso.

Come si può chiedere il rispetto per le istituzioni, per i politici, per la politica. Come ci si può presentare come una forza nuova e riformatrice chiedendo ai cittadini di "tirare la cinghia" quando la situazione in Calabria è quella che descrive Iacona. E' un discorso che vale per tutti e, in particolare, per la sinistra. Sono proprio i partiti della sinistra gli alfieri dell'etica, le forze con alle spalle una gloriosa storia di battaglie per i diritti dei lavoratori e dei ceti più umili, i soggetti con l'immagine più colpita. E' un comportamento scorretto che viola le regole fondamentali della separazione e della distinzione fra interessi pubblici e quelli di partito (se non personali). L'autodelegittimazione avanza. Perde la politica e rischia di vincere l'antipolitica. Leo Longanesi scriveva: "Non sono certo del mio senso morale: sono sicuro soltanto dei miei rimorsi".
Alcune di quelle cose, forse i calabresi le conoscevano e forse facevano finta di non conoscerle: oggi non hanno più nemmeno quell’alibi. Sicuramente tra le sorprese di una classe dirigente scadente, clientelare ed incapace, spicca a sorpresa la scandalosa condizione della sinistra calabrese ed in particolare di quella parte che continua a farsi chiamare “comunista”.