Quickribbon Occhio su Roccella: 2007
_@_OcchiO su Roccella _@_ Scelti per Voi: Camilla che odiava la politica - Autore: Luigi Garlando - Casa editrice: Rizzoli. - (Camilla ha dodici anni e vive in un paese di provincia insieme al fratellino e alla mamma. Il papa, in passato braccio destro del Primo Ministro, non c'è più: si è suicidato in carcere sei anni prima, dopo essere stato accusato ingiustamente di corruzione. Da allora Camilla odia la politica e tutto ciò che ha a che fare con essa. Ma un giorno in paese arriva un barbone, che prima la aiuta a ribellarsi a un gruppo di bulli della sua scuola, e poi, piano piano, le insegna che cosa sia la politica, quella vera, quella a cui il suo papa aveva dedicato tutto se stesso. E grazie a quelle lunghe chiacchierate Camilla impara a far pace con la politica e con il mondo, quello dentro di sé e quello in cui vive.)

AdnKronos News

sabato, dicembre 01, 2007

APPELLO: Un'Alleanza per la Locride e la Calabria!

nella Locride per RESISTERE VINCERE in Calabria!


un'ALLEANZA contro la 'ndrangheta e le massonerie deviate, per la democrazia e il bene comune!


Il percorso fatto insieme a mons. Bregantini ha risvegliato in noi la forza di sognare, ci ha restituito la certezza di poter cambiare la nostra terra. Da questo percorso sono nati tanti fatti, realtà tangibili di cambiamento, tra cui:

  • il Consorzio Sociale GOEL (www.consorziosociale.coop), consorzio di imprese sociali della Locride;

  • Calabria Welfare, consorzio regionale della cooperazione sociale, la più grande impresa sociale in Calabria, circa un migliaio di occupati, un sistema che realizza servizi, prodotti, inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sviluppo di comunità locali;

  • Comunità Libere (www.comunitalibere.org), una rete nonviolenta di cittadini, famiglie, imprese, organizzazioni sociali, a difesa di chi viene attaccato dai poteri anti-democratici e/o violenti.

La partenza di mons. Bregantini ci impegna a realizzare questo sogno e questo progetto. Non vogliamo fermarci. Dobbiamo continuare! Lo dobbiamo alla nostra gente: che troppe volte ha assaporato l'amarezza della disillusione, cadendo vittima di quella mentalità del "destino" che tanto abbiamo combattuto in questi anni. Lo dobbiamo all'Italia intera, che è ormai contagiata - da nord a sud - dall'espansione strisciante delle mafie e dei poteri occulti, veri e propri tumori della democrazia e del bene comune: assumono decisioni pubbliche in luoghi privati, trasformano la politica in "Borsa" degli interessi individuali, ledono la concorrenza e il libero accesso ai mercati, si impadroniscono dei "beni pubblici" sottraendoli alla collettività, emarginano chi non conta nulla e non ha potere da scambiare...

Il nostro impegno per il cambiamento ci ha procurato attacchi, attentati, intimidazioni, campagne diffamatorie, tentativi più o meno velati di delegittimazione. La partenza di mons. Bregantini ci esporrà ancora di più a questi rischi. Siamo convinti che la 'ndrangheta, le massonerie deviate, la politica e le istituzioni corrotte e corruttibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito, tenteranno di farci a pezzi! Non temiamo solo attentati o intimidazioni. Prefiguriamo diffamazioni, delegittimazioni, scandali, inquisizioni punitive, difficoltà burocratico-legali; e laddove non si riuscità a trovare qualche appiglio, verrà creato ad arte.

Tutto ciò non ci spaventa. Abbiamo già detto che non arretreremo di un solo millimetro!

Anzi abbiamo intenzione di vincerla questa battaglia. Non possiamo però farcela da soli. Abbiamo bisogno che il vuoto lasciato da mons. Bregantini sia colmato da una grande "alleanza" di soggetti che hanno a cuore i nostri obiettivi. Non per spirito di solidarietà, ma perchè riconoscono che è una battaglia che riguarda tutti: se perderemo noi perderà tutto il paese. Se invece vinceremo in Calabria, allora vorrà dire che è possibile un'Italia più giusta e "normale".

Facciamo pertanto appello alla Società Civile, alla Chiesa Italiana, a tutte le Chiese, all'intero Movimento Cooperativo, ai Sindacati, ai Movimenti, alle Associazioni, al Volontariato, alle Fondazioni, alle Famiglie e alle Persone di buona volontà, alle Istituzioni, alle Imprese sane e libere. Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello impegnandosi pubblicamente, ognuno per le proprie possibilità, a:

  • non consentire la devastazione del nostro percorso di cambiamento, delle attività, delle persone e delle realtà che ne fanno parte;

  • aiutarci a sviluppare forme di mutualismo economico per dare risposte concrete e democratiche ai bisogni della nostra gente;

  • difendere, insieme a noi, le vittime della 'ndrangheta e delle massonerie deviate;

  • scovare la presenza e impedire l'azione delle mafie e dei poteri occulti in tutte le regioni d'Italia.

A tutti coloro che risponderanno a questo appello diamo appuntamento nella Locride, il prossimo 1 marzo: per festeggiare questa grande alleanza, per rilanciare tutto il percorso compiuto sino ad oggi, per ridare speranza e coraggio alla nostra gente...... Grazie.





PER FIRMARE VAI A: http://www.consorziosociale.coop/alleanza_per_la_locride



martedì, novembre 13, 2007

COMUNICATO STAMPA: il cammino continua!

GRAZIE

Padre GianCarlo lascia la nostra terra...

Innanzitutto sentiamo di dovergli dire un GRAZIE immenso, come lui ci ha sempre insegnato a fare. Un GRAZIE per averci educati pazientemente alla speranza.

Un GRAZIE per averci insegnato la misericordia, per averci aiutato a perdonarci vicendevolmente e a collaborare insieme, comprendendo che nessuno può scagliare la prima pietra senza farsi male lui stesso.

Un GRAZIE per aver valorizzato i talenti di tutti, senza alcuna distinzione e – soprattutto – a prescindere da ogni appartenenza.

Un GRAZIE per essere stato sempre in mezzo a noi come “colui che serve”.

Un GRAZIE per aver trattato tutti con pari dignità, anzi, riverendo umilmente chi ha sofferto di più.

Un GRAZIE per i suoi usuali ritardi, offerti all'umanità degli incontri, per non essersi mai sottratto a nessuno, per aver accettato coraggiosamente tutte le provocazioni che la storia e le persone gli hanno posto sul cammino.

Un GRAZIE per averci fatto sentire “Popolo”, fieri di appartenere alla “Locride, terra baciata da Dio”. Un GRAZIE per averci mostrato chiaramente cosa può fare un pastore che crede sul serio al Vangelo...



FIDUCIA NELLA CHIESA

Malgrado il dolore profondo e pur non conoscendo le ragioni di questa scelta in un momento così delicato, esprimiamo piena fiducia nella Chiesa: non vogliamo in nessun modo credere che le decisioni assunte siano state minimamente influenzate da fattori estranei a quelli pastorali.

Anzi, rinnoviamo il nostro grazie alla CEI per la profonda vicinanza e solidarietà in questi anni più volte manifestata, in diversi modi, alla nostra terra e al nostro duro percorso di liberazione.

Purtuttavia, prendiamo atto che il trasferimento di mons. Bregantini ha scosso profondamente la coscienza collettiva del nostro popolo. È un duro colpo per la fragile speranza faticosamente costruita in questi 13 anni di lavoro pastorale e sociale.



IL CAMMINO FINO AD OGGI

Il Consorzio Sociale GOEL è stato promosso come frutto maturo della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Locri-Gerace. Ha operato e agito in piena sintonia con tutta la Pastorale diocesana, i sacerdoti, i religiosi e le parrocchie. Raccoglie ben 14 enti, la maggior parte dei quali cooperative sociali. La sua missione è il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria. Insieme, come GOEL, abbiamo “decodificato” il territorio. Abbiamo scoperto un “sistema di morte” che produce precarietà e ne fa una “manutenzione” sistematica nei territori. Abbiamo capito che questo sistema è pensato e governato dalla 'ndrangheta e dalle massonerie deviate, intimamente e strutturalmente collegate. Abbiamo denunciato con forza la terribile emergenza democratica che ciò ha prodotto. Abbiamo lottato contro questo sistema facendo economia sana e rispondendo ai bisogni concreti delle persone. Abbiamo promosso la nascita di un movimento nonviolento per difendere tutti coloro che vengono attaccati dalla 'ndrangheta e dalle massonerie deviate: “Comunità Libere” (www.comunitalibere.org), il cui Manifesto è divenuto riferimento per tutti coloro che ne fanno parte. Abbiamo strutturato un consorzio regionale di terzo livello, “Calabria Welfare”, che raccoglie tutti i consorzi di cooperative sociali della Calabria che si ispirano al Manifesto di Comunità Libere. Tutto ciò ha causato grandi tribolazioni:

l gli attentati alle cooperative;

l le campagne diffamatorie;

l gli attacchi provenienti dalle logge massoniche;

l e tanti grandi e piccoli ostacoli, difficoltà, raggiri, trappole di varia natura...

Abbiamo osato sfidare poteri forti e occulti, molto più grandi di noi, con l'audacia che ci viene dal Vangelo e nella certezza che è Dio a guidare la storia e a proteggere il suo popolo.



I PERICOLI

Da oggi potremmo apparire certamente più vulnerabili.

È plausibile pensare che la 'ndrangheta e le massonerie deviate considerino quanto sta accadendo come una vittoria e cerchino di distruggere quanto si è costruito. Tenteranno di diffamare chi è più esposto, gettando fango e discredito su persone ed esperienze, magari anche utilizzando persone compiacenti nelle istituzioni (Enti Locali, Magistratura, ecc.) e nella Chiesa. Non è escluso il rischio anche di violenze ed attentati.



LA DETERMINAZIONE

Eppure noi non arretreremo di un solo millimetro!

Anzi, continueremo il cammino intrapreso con più forza e determinazione.

Tutto ciò che mons. Bregantini ha seminato con il suo esempio e la sua opera pastorale ha messo ormai solide radici, è divenuto ormai una forza sostenuta da una grande e fitta rete regionale e nazionale.

Noi continueremo, dunque, e rimarremo fedelmente al fianco della nostra gente, qualunque cosa accada, nella certezza che Dio consolerà il suo popolo, porterà a termine la sua opera, distruggerà la 'ndrangheta e le massonerie deviate, ci aiuterà a costruire una vera democrazia e libertà in Calabria.

Ci impegneremo con tutte le nostre forze ad infiammare le speranze della gente. Dimostreremo con i fatti che il cammino compiuto finora non è morto, bensì sarà in grado di proseguire ugualmente, anche senza mons. Bregantini.



CHIEDIAMO IL SOSTEGNO DI TUTTI

Chiediamo perciò a tutto il Paese, alla Chiesa Italiana, a tutte le Chiese cristiane, alla società civile, a tutto il movimento cooperativo, ai sindacati, ai movimenti, alle persone di buona volontà, alle istituzioni, alle imprese sane, di starci vicino, ora più che mai, di non consentire la devastazione di questo cammino di speranza, di dimostrare alla nostra gente che è ancora possibile sperare, resistere e addirittura vincere!











il Consorzio Sociale GOEL

venerdì, novembre 09, 2007

CIAO PADRE GIANCARLO

Un GRANDE UOMO è stato allontanato dalla nostra terra, ma le sue parole resteranno per sempre dentro di noi.
Questo è uno stralcio del suo saluto alla comunità.
Ciao Padre GianCarlo

"...sento nel cuore di lasciarvi alcune consegne, “perchè la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, per distinguere sempre il meglio, ricolmi dei frutti di giustizia e di amore” (Fil 1, 11) .
Ai giovani:
vi chiedo di lottare sempre contro la logica del destino, a vincere con fiducia la rassegnazione, certi che i piccoli passi portano a grandi mete, sapendo sempre intrecciare sogni e segni, con sereno equilibrio e fattiva concretezza. In Gesù Risorto avete la risposta ad ogni domanda che angoscia il vostro cuore. Amatelo e seguitelo fino alla croce, nella logica del seme che muore al fine di portare frutto. Poiché siete stati seme, germoglio ed ora dovete essere frutto!
Alle scuole:
siate laboratori di speranza, capaci di educare sempre al bene, conquistando il futuro con dignità e qualità. Grazie del cammino fatto insieme tramite i messaggi annuali, reciproco stimolo alla maturità di scelte di vita controcorrenti e alternative.
Ai preti e ai diaconi:
Rivestitevi sempre di grande zelo e passione per il Vangelo, capaci di incarnarlo in santa letizia, con cuore aperto e col sorriso sulle labbra, per essere credibili in Cristo Risorto. Vi chiedo di non aver paura di stare col Signore Gesù, perché solo in sua compagnia darete frutti di consolazione e di speranza alle famiglie, ai giovani, ai poveri e agli ultimi. L’obbedienza generosa vivetela col nuovo Vescovo, chiunque il Signore invierà: e solo così sarete felici e liberi, sempre. Ed impegnatevi sempre di più nella pastorale vocazionale, per dare un futuro a questa diocesi.
Ai consacrati e alle consacrate:
siate sempre carichi di entusiasmo per lanciare in alto i nostri cuori e nello stesso tempo sappiate piegarvi sulle ferite della gente come balsamo di consolazione e di misericordia.
Al mondo della politica:
amate questa terra con serio e leale impegno per dare stabilità e motivazioni di crescita verso il bene comune, perché diventi realmente un giardino, come insieme tante volte abbiamo sognato. Spendetevi per questa terra perché siete chiamati a costruire con la gente il suo futuro, partendo sempre dal passo fragile e stanco dei piccoli e degli ultimi.
Ai fratelli deviati dalla mafia:
è a voi che rivolgo con cuore evangelico una consegna importante: la misericordia di Dio non si scandalizza
del peccato, anzi Gesù si ferma proprio nella casa di Zaccheo, perché non è bloccato dai pregiudizi della gente né dall’orrore del male compiuto da quest’uomo, ma è spinto solo dall’amore del Pastore che, inquieto, va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono,vero profumo per i nostri paesi.
Alle altre chiese sorelle di Calabria:
nel dirvi grazie per la vicinanza che ci avete sempre dato nei nostri amari momenti di dolore, vi abbraccio tutte con fraterno affetto chiedendo a voi una collaborazione crescente, reciproca e attenta per la comune appartenenza a questa terra di Calabria, che serviamo con passi differenti verso la stessa meta di liberazione evangelica, quasi come nuvole di forma diversa ma di egual natura.
8. In conclusione, a tutti chiedo Annunciate, con animo deciso e con gesti concreti, che il bene vince sempre contro ogni male e disperazione.
Denunciate tutto ciò che si viola e calpesta il progresso di questa terra.
Rinunciate apertamente alla disonestà, in tutte le sue forme, perché siete chiamati a più nobile bellezza.
Perciò al termine di questo mio lungo saluto desidero rinnovare ed esprimere il mio amore per voi, assicurandovi nel contempo il mio costante ricordo e la mia viva preghiera perché non vi abbandono: sarete anzi sempre nel mio cuore, dolcemente stretto al cuore di Dio.
Miei carissimi, ora vi saluto con le parole di Paolo che più di ogni altra cosa si fanno voce del mio cuore: “Avete fatto bene a prendere parte alle mie tribolazioni…, sono ricolmo dei vostri doni, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.
Il mio Dio a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la vostra ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen”. (Fil 4, 14.18-19).
+ P. GIANCARLO MARIA BREGANTINI
VESCOVO

domenica, novembre 04, 2007

CALABRIA INFELIX

Ma non si sono ancora stufati i calabresi di essere calabresi? So esprimere solo in questo modo paradossale, di cui spero che nessuno si adonti, il mio stupore (credo condiviso da molti) per come una regione abitata da tante persone per bene possa, però, sopportare condizioni generali di vita sconosciute ai paesi civili. Un sistema sanitario ridicolmente inefficiente, costruito solo per le ruberie della classe politica e che serve solo a far morire la gente (l’ultimo caso l’altro giorno: otto ore di inutile attesa per trovare un posto ad un ragazzino in fin di vita); dappertutto, ma specie sulle coste, una situazione urbanistica raccapricciante, dove l’assenza delle fogne e dei depuratori è la regola; dappertutto il clientelismo come modello sociale a cui non si sfugge; dappertutto la corruzione pubblica, e in intere zone, per finire, il dominio incontrastato della malavita. Questa è la Calabria: quella vera. Chi ci abita, ripeto, come fa a sopportare questo stato di cose?




Tratto da "Il Calendario" di Ernesto Galli della Loggia su Corriere.it

domenica, ottobre 28, 2007

Calabria, sei morti annegati durante lo sbarco di immigrati

ROCCELLA JONICA (Reggio Calabria) - Sei immigrati clandestini sono morti annegati, nel corso di uno sbarco a Roccella Jonica, nella locride. La barca in legno sulla quale viaggiavano gli immigrati, lunga una ventina di metri, si è spezzata in tre parti nel momento in cui è stata fatta arenare sulla battigia e alcune persone sono finite in mare.

I cadaveri sono stati trovati sulla spiaggia dai carabinieri e non è escluso che in mare ci siano altri cadaveri.

In tutto sono 110 gli immigrati sbarcati. Sono palestinesi. Sono tutti uomini e adulti, ad eccezione di un bambino di circa dieci anni. Sono stati portati tutti in una palestra messa a disposizione dal sindaco di Roccella Jonica, Sisinio Zito. Nella palestra stanno ricevendo assistenza dal personale del 118 e della protezione civile. Il barcone in legno a bordo del quale gli immigrati sono giunti a Roccella, lungo una trentina di metri, era partito nei giorni scorsi, secondo quanto emerso dalle prime indagini dei carabinieri, da un porto della Turchia.






(28 ottobre 2007)


mercoledì, ottobre 10, 2007

Verso il Partito Democratico


Domenica 14, dalle 7.00 alle 20.00, si svolgeranno le elezioni per la scelta dei delegati delle Assemblee Costituenti nazionali e regionali del Partito Democratico.
Per la prima volta in Italia, la classe dirigente di un partito viene scelta direttamente dai cittadini, sicuramente da un punto di vista della democrazia partecipata il PD parte col piede giusto, speriamo non deluda le attese…..
Ricordiamo che per votare basta presentarsi al seggio allestito in ogni comune, avere almeno 16 anni e versare un contributo di un euro.
Di seguito riportiamo i candidati per le due Assemblee relativamente al nostro collegio (Siderno):

Assemblea Nazionale:

Con Veltroni. ambiente, innovazione, lavoro.
1. Valentina Speranza
2. Giuseppe Miriello
3. Anna Reale
3. Giuseppe Macrì

Democratici con Veltroni
1. Carmela detta Liliana Frascà
2. Domenico Bova
3. Emma Ida Multari
4. Giuseppe Scali

I Democratici Riformisti
1. Attilio Tucci
2. Lucrezia Zurzolo
3. Giuseppe Toscano
4. Angela Silvano

I democratici per Enrico Letta
1. Rosella Lotti
2. Antonio Dichiera
3. Anna Maria Bombardieri
4. Giulio Pileggi

Con Rosy Bindi democratici, davvero
1. Pietro Fuda
2. Maria Lucia Alì
3. Antonio Scali
4. Annamaria Malara

Assemblea Regionale:

I Democratici Riformisti
1. Michele Pronesti,
2. Lucia Marulla,
3. Domenico Cannizzaro,
4. Federica Roccisano,
5. Giancarlo Miriello,
6. Maria Gius Miriello,
7. Giorgio Scarfone

DEMOCRATICI PER LETTA
1. Stefano Pierino Tassone,
2. Lucia Russo,
3. Giuseppe Gervasi,
4. Rossella Lotti,
5. Alessio Scali
6. Anna De Rosa,
7. Francesco Battaglia.

Con Rosy Bindi democratici, davvero
1. Sorace Maria Fausta

NOI CALABRIA PROTAGONISTA
2. Ilario Amendolia,
3. Angela Romeo,
4. Domenico Panetta,
5. Lucia Mesiti,
6. Massimo Frana,
7. Luigia Sorgiovanni,
8. Felice Valenti.

martedì, ottobre 09, 2007

Ottime notizie per Roccella!

A Roccella la Magna Graecia inaugura un corso di laurea triennaleIl Consiglio Comunale ha approvato la convenzione con l’Università


Centoventi studenti della Locride potranno frequentare Scienze infermieristiche.Di Antonello LupisArticolo pubblicato sul quotidiano “Gazzetta del Sud” del 3 ottobre 2007Nell’ultima seduta, con voto unanime dei consiglieri della maggioranza (l’opposizione si è astenuta), il civico consesso roccellese ha approvato, mediamente una delibera resa immediatamente esecutiva, una convenzione con l’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro per l’attivazione, nel “polo” decentrato Roccella-Locri, di un corso di laurea triennale in scienze infermieristiche.All’iniziativa ha dato il via libera, mettendo, inoltre, a disposizione strutture, locali e strumenti al fine di consentire l’erogazione di una didattica di alto livello, anche il commissario straordinario dell’Asl 9 di Locri, Antonio De Luca.Il corso, che avrà inizio ai primi di novembre, si terrà, in via provvisoria, negli attrezzati locali del restaurato ex convento dei Minimi e sarà frequentato da ben 120 allievi.Nel corso della seduta, sull’importanza dell’iniziativa si è, comunque, soffermato in particolare, il sindaco di Roccella Sisinio Zito, secondo il quale nella convenzione “s’intravede una forma di sviluppo notevole in diversi settori e importanti ricadute economiche per la cittadina”.Lo stesso primo cittadino roccellese, inoltre, nel sostenere l’iniziativa come “un passo estremamente importante per tutta la Locride visto il taglio di rango del servizio e il notevole risparmio di denaro, tempo e quant’altro per le famiglie degli allievi del corso”, ha annunciato pure che l’Università Magna Graecia di Catanzaro si è impegnata a prevedere un ampliamento del numero dei corsi di laurea.Pur aspettandosi, da parte dei sottoscrittori dell’atto, uno schema di convenzione molto più dettagliato, i consiglieri di minoranza, Maurizio Costarella di Forza Italia e Walter Melcore del gruppo “Uniti per Roccella”, hanno ugualmente giudicato, non solo per le ricadute economiche sul territorio, “interessante e positiva l’iniziativa” salvo poi, però annunciare la propria astensione, insieme con il capogruppo di “Uniti per Roccella” Pasquale Vozzo, al momento del voto della delibera consiliare.Firmando la convenzione, comunque, il Comune di Roccella, si è impegnato, in particolare, a sostenere le attività didattiche con un contributo annuo, destinato alla realizzazione delle varie forme di didattica, di ottomila euro a istituire, eventualmente, una borsa di studio a favore degli studenti meritevoli, finalizzata a consentire uno stage formativo come premio per il miglior laureato, presso strutture pubbliche di eleveta qualificazione anche fuori regione e a mettere a disposizione dell’Università Magna Graecia per lo svolgimento delle attività didattiche e amministrative due aule di videoconferenza e altre due aule per le attività didattiche e organizzative.Da rilevare, infine, che la cittadina di Roccella è già sede, fin dal mese di agosto del 2000, di una segreteria amministrativa dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e che, sin da tale data, ha avviatto contatti con la stessa Università al fine di istituire il corso in questione. E finalmente c’è riuscita.



dal sito istituzionale del comune

venerdì, agosto 24, 2007

VOTA ROCCELLA JAZZ!!!



















Sul sito http://www.ilquotidianodellacalabria.it/sondaggi.html è possibile votare l'evento dell'estate calabrese...

VOTA IL FESTIVAL JAZZ DI ROCCELLA JONICA!!!!



venerdì, luglio 20, 2007

E se non cambiasse niente.....???

Sono passati 15 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, ma forse le loro morti, i loro insegnamenti, le loro lotte, non ci hanno aiutato ad apportare alcun cambiamento nel nostro Paese.
La puntata di W l'Italia andata in diretta da Locri la scorsa sera è stata eloquente........la piazza di Locri, in una puntata dedicata alla lotta alla mafia, era completamente vuota......
Non c'erano neanche le classiche persone che aspettano la tv per salutare la madre quando gli passano davanti le telacamere!!!!
Allora mi sembrano più che mai attuali, le parole pronunciate dal giudice Borsellino, ad un mese dalla morte di Falcone, perchè forse ancora tanti morti potrebbero esserci, ma forse ben poco potrà cambiare.....purtroppo!!!

La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra,

bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata
opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche
religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la
bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del
compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della
complicità.
Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di

entusiasmo, conseguente ai dirompenti successi originati dalle
dichiarazioni di Buscetta, egli mi disse: "La gente fa il tifo per noi". E
con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio
morale della popolazione dà al lavoro del giudice.
Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro, stava anche

sommovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della
convivenza con la mafia, che costituiscono la sua vera forza.

mercoledì, luglio 18, 2007

SOGNI IRRIVERENTI - CANTIERI DEL CAMBIAMENTO 20-21 luglio 2007 Roccella Jonica (RC)


SOGNI IRRIVERENTI Cantieri del cambianento

20-21 luglio 2007 5° edizione della festa della cooperazione sociale e del Consorzio Sociale Goel

Convegni, seminari, punti informativi, laboratori, animazioni, spettacoli e tanto altro ancora.





Bisogna unire in una mirabile sintesi il sogno al segno.
Il sogno è l'ideale, la spinta alla santità, il non fare sconti sulle vette. Ma mai il sogno senza il segno. Sarebbe astrazione illusoria e alienante. C'è sempre bisogno di concretizzare il sogno in un segno visibile e tattile: un gesto, una passione che cambia, il volontariato, le cooperative sociali, l'accoglienza degli stranieri, la vicinanza ai poveri. Ma attenti a non lasciare i segni senza i sogni. Sarebbe frammentazione e distacco, separazione, spaccatura interiore.
Abbiamo bisogno di poesia più che di pane, perché la poesia è il respiro dell'anima.


Mons. GianCarlo Maria Bregantini




Ormai è tradizione che a Luglio il consorzio sociale Goel organizzi la festa delle cooperative. Il tema di quest'anno è la capacità di SOGNARE, di avere un SOGNO da trasformare in PROGETTO di CAMBIAMENTO!
Le cooperative sociali si caratterizzano per questo: sono realtà che hanno un grande sogno di cambiamento del territorio e lo sperimentano dentro l'attività imprenditoriale per trasformarlo in progetto proponibile e sostenibile.

Chi volesse venire a trascorrere con noi questi due giorno ancora fa in tempo a prenotare i posti ancora liberi presso il nuovo Hotel Città del Sole, a Stilo, della cooperativa Albachiara e presso la Casa di Mamre, ad Ardore, gestita dalla cooperativa Pinocchio: per prenotazioni chiamate al nostro numero verde 800.91.35.40.


martedì, luglio 03, 2007

Che paese il mio…..

“Che paese il mio…..” direbbe un professore roccellese ormai in pensione, lasciandosi poi andare ad una delle sue famigerate risate!!!
Adesso vi chiederete il perché di questa affermazione, ebbene è presto detto.
Sono stato qualche giorno giù, ed indubbiamente ho passato qualche ora di relax al mare, ma non ho potuto fare a meno di notare alcune cose che, secondo il mio modesto avviso, fanno capire la poverta’ politica che attraversa il nostro paese e l’assenza di scelte adeguate anche nelle piccole cose.
Tre esempi su tutti: innanzitutto la chiusura della via marina resa isola pedonale per il periodo estivo; ebbene il cambiamento, che di per se può essere tranquillamente accettato, rende delle difficoltà, in quanto dà la possibilità del passeggio a macchine e motorini nella zona della piazza adiacente al Bar Roma, e questo non può che essere un danno per il locale, oltre che un pericolo soprattutto per i bambini, che tutte le sere, affollano la piazza principale del paese, (che si tratti di un dispetto?!).
Il secondo caso è relativo all’apertura del nuovo pezzo di via marina, ebbene nonostante le rassicurazioni il nuovo lotto di strada situato nella zona sud, ancora non e’ stato ultimato, seppure si tratti di circa 200 metri, ma siamo quasi sicuri che alla fine si riuscirà ad ultimare i lavori per il mese di Agosto, seppure sempre in ritardo rispetto alle dichiarazioni.
Il problema però è relativo alla mancata apertura di un locale, che sarebbe dovuto sorgere in quella zona, e che sicuramente avrebbe portato una ventata di novità, per non parlare dell’incremento di turismo, in quanto quel locale sarebbe stato il gemello di quello cauloniese, che è stato negli ultimi anni uno dei locali di punta di tutta la costa del Gelsomini.
Forse a qualcuno avrebbe dato fastidio, ma di certo si è persa un’occasione.
Terzo esempio, infine, la presentazione, sabato sera, del programma estivo.
Un programma che, nonostante la presentazione in pompa magna, con tanto di complesso musicale nella piazza centrale, non prevede nessun evento degno di questo nome, escluso ovviamente il festival jazz, e l’ormai periodica manifestazione di beneficenza “Insieme si può…”, organizzata tra l’altro da privati e non direttamente dall’Amministrazione Comunale.
E’ addirittura improponibile il confronto tra il programma estivo di Roccella e quello del comune di Palermiti, 1436 anime (sic!), in provincia di Catanzaro, che nel solo mese di Agosto prevede i concerti di De Gregori, degli Zero Assoluto, dei Sud Sound Sistem e di Fausto Leali, (ogni mio commento sarebbe superfluo….).
Forse noi cittadini non ci spendiamo molto per il nostro paese, ma i nostri rappresentati, che incentrano molto della loro attività per lo sviluppo del turismo, dovrebbero usare meglio i mezzi che hanno a disposizione.
Siamo pronti a controbattere ogni affermazione, e soprattutto saremo ben lieti di dare notizia qualora qualcosa dovesse cambiare, (ci credete voi?!), ma purtoppo credo che queste parole resteranno solo uno sfogo per chi scrive su questo blog.
A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina!!!
Infine una nota di disappunto in merito ad un articolo uscito sulla Gazzetta del Sud e ripreso anche dal sito istituzionale del comune, che metteva in risalto come la spiaggia di Roccella risulta tra “i luoghi del cuore” segnalati dal FAI.
L’articolo parla di “ottanta persone che di propria spontanea iniziativa hanno segnalato come beni naturali che per nulla al mondo vorrebbero perdere”, il mare e la spiaggia di Roccella.
Vorremmo però ricordare che queste ottanta persone non sono del tutto anonime in quanto questa iniziativa è partita dal nostro blog, ed è stata postata il 2 giugno 2006 da Domenico e segnalata dallo stesso anche all’Amministrazione Comunale.
Forse in questo caso qualcuno ha avuto la memoria corta, ma ogni tanto è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare.

domenica, giugno 17, 2007

Se potessi avere 1000 Euro al mese...


Se potessi avere 1000 Euro al mese... Può essere un sogno? Per molti è oggi così, ad esempio i dottorandi di ricerca italiani, cioè coloro che si preparano a diventare gli artefici dell'innovazione, del progresso, della trasformazione di una società. Questi giovani ricercatori, se sono fortunati, ricevono oggi in Italia circa 820 euro al mese, una cifra che non ha paralleli all'estero e incoraggia la fuga dei cervelli; se non lo sono, come in moltissimi casi, si vedono proporre l'attività a titolo gratuito, consentita dalla legge. Tutto ciò, nel periodo in cui spesso si affrontano importanti scelte per la propria vita.

Questo è il rilievo che l'Italia riconosce alla ricerca e chi si avvia a farne la propria professione. Parallelamente, l'Italia è uno dei paesi con il più basso interesse delle imprese private a sviluppare ricerca e interagire con le università. C'è uno stretto legame fra questi problemi.

Vogliamo che tutti i dottorati di ricerca siano coperti da borse, finanziate da università, enti di ricerca, fondazioni, pubbliche amministrazioni, o attraverso il coinvolgimento di imprese, con collaborazioni che sono comuni all'estero, e che da noi non si diffonderanno mai finchè gli atenei avranno la possibilità di sfruttare gratuitamente i giovani ricercatori in formazione. Oltre ad essere particolarmente iniqua, questa possibilità è peraltro deleteria per la qualità dei dottori di ricerca, poiché da un ricercatore che non è pagato non si può esigere quell'impegno e quella dedizione sistematica che deve invece caratterizzare sempre la formazione alla ricerca e che va verificata e pretesa da ogni scuola di dottorato.

Con questa petizione, chiediamo l'elevazione del limite minimo della borsa di dottorato fino a raggiungere almeno i 1000 euro mensili, nonché l'obbligatorietà dell'erogazione della borsa per tutti i posti di dottorato di ricerca. Crediamo che questa richiesta vada nella direzione di una maggiore efficienza del sistema di ricerca italiano, che agevoli l'interazione fra università e imprese, che porti ad elevare la qualità delle scuole di dottorato, che stimoli i giovani migliori ad avvicinarsi a questa professione, arginando la continua fuga di cervelli all'estero. Invitiamo quindi tutti i cittadini italiani che hanno a cuore questi valori a sottoscrivere questo appello.




Per firmare la petizione, cliccare sul seguente link:



venerdì, giugno 15, 2007

Quelli che.....

L’ultimo mio post era volutamente ispirato al film Blade Runner, il nuovo post è ispirato ad una canzone di Enzo Jannacci.

Quelli che hanno visto il governo Americano stanziare 130 miliardi di dollari per il rifinanziamento della guerra in Iraq, l’equivalente di 5 leggi finanziarie italiane…………

Quelli che hanno visto il G8 (del quale il principale stato è l’America……) stanziare 60 miliardi di dollari per l’Africa, la lotta all’Aids e le altre malattie……….

Quelli che hanno visto decidere dal G8 la diminuzione dei gas serra, entro il 2050……..

Quelli che hanno visto il Napoli e i napoletani ottenere la promozione in seria A, e festeggiare in strade ricoperte da settimane da tonnellate di spazzatura………

Quelli che hanno visto i poliziotti quasi immobili durante i tafferugli alla manifestazione NO WAR di Roma, salvo poi caricare un gruppo di pensionati che qualche giorno dopo protestava contro il caro-vita e chiedevano pensioni superiori a 500 euro……..

Quelli che hanno visto i DISOBBEDIENTI dei centri sociali protestare contro il Governo, tacciandolo di antidemocraticità, perché non li ha fatti andare gratis in treno a protestare contro Bush………

Quelli che hanno visto Roccella ottenere le 4 vele nella Guida Blu di Legambiente, ma ancora oggi a più di una settimana non compare nessuna notizia sul sito istituzionale del comune………

Quelli che continueranno a vedere tutto questo e farsi salire il sangue al cervello…….e quelli che continueranno a vedere con indifferenza tutto questo pensando che sia normale e continueranno a fare finta di niente, oh yes.....!!!!!

martedì, giugno 12, 2007

Bloccare il Boy Love Day (Domenico Bova)

Oggi non vi propongo riunioni o iniziative, ma una cosa fin troppo seria.
Sono convinto che la firmerete tutti e la diffonderete il più possibile... Nel passare per banale vi dico... NON POSSIAMO STARE ZITTI E INERMI!!!

Un Abbraccio
Domenico Bova

Aderisci anche tu all'iniziativa E POLIS
per bloccare il Boy love day


L'appello
Il 23 giugno si celebrerà il "Boy love day", la giornata dei pedofili.
Un'iniziativa internazionale promossa da diverse associazioni che dialogano attraverso siti internet con lo scopo di diffondere la "cultura della pedofilia" e solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere. Nei siti, oltre agli appelli per "accendere una candela azzurra", compaiono foto di minori semi-nudi e chiari inviti al sesso libero tra adulti e adolescenti. Di fronte ad un tale scempio, ci appelliamo all'Unione Europea, all'Unicef e a tutte le istituzioni affinchè il "Boy love day" non si celebri e affinchè vengano oscurati tutti i siti Internet dove si sta propagando questa iniziativa.
Occorre reagire con forza e sostenere questa battaglia di civiltà per la tutela dei nostri figli e dei bambini di tutto il mondo dall'orrore degli abusi e delle violenze.


mercoledì, maggio 30, 2007

Ho visto cose.....

Ho visto cose….
Ho visto un alto funzionario Cinese essere condannato a morte per aver ricevuto una tangente, e italiani condannati per lo stesso reato uscire di galera grazie all’indulto.
Ho visto gente dire che il nuovo Partito Democratico sarà formato da e per i giovani, quando il comitato promotore è composto da persone con un’età media di oltre 50 anni.
Ho visto Napoli invasa da tonnellate di spazzatura e i politici dire che la colpa non fosse loro.
Ho visto il centrosinistra parlare dopo le elezioni e dire che esiste una questione settentrionale, prima li ho sentiti dire che esisteva quella meridionale, non li ho mai sentiti dire che bisogna fare qualcosa perché gli italiani hanno paura del futuro e non si fidano più di loro.
Ho visto giornalisti, solo perché si fanno grandi ascolti, parlare ed indignarsi dei costi eccessivi della politica, ma evidentemente poco attenti, visto che sono notizie che si conoscono da decine di anni e si è sempre fatto finta di non sapere.
Ho visto Montezemolo parlare per il bene del Paese e soprattutto per il bene dei cittadini italiani, e subito dopo i politici dire che Confindustria non deve fare politica, solo per paura di perdere le loro amate poltrone, senza mai pensare a ciò di cui ha veramente bisogno l’Italia.
Ho visto video di ragazze che facevano sesso orale in classe, e pseudo psicologi dire che la colpa fosse dei reality e della tv.
Ho visto ragazzi di Caulonia emozionarsi, e buttarsi in politica senza nessuna tessera di partito e senza nessuna esperienza, solo per il bene e per l’amore del loro paese.
Ho visto gli stessi ragazzi gioire, giustamente, per i loro 185 voti, quando 3600 persone hanno votato un’altra lista senza programma, senza idee, ma solo perché vecchi politici appartenenti da sempre alla classe dirigente del paese.
Ho visto Roccella ottenere anche quest’anno la Bandiera Blu da Feeitalia buona solo per essere sventolata alle “Colonne”, nonostante in Calabria ce ne siano soltanto due, perché nessuno si impegna ad utilizzarla e a sfruttarla come veicolo per incrementare il turismo.
Ho visto l’ideatore di questo blog partire da Roccella e diventare, solo grazie alla sua passione e all’amore per la politica, Coordinatore dei Giovani della Margherita nella provincia di Siena, e così dopo la fuga dei cervelli assistiamo anche alla fuga dei politici.
Ho visto tante cose, e tante continuerò a vederle....speriamo solo che ce ne siano di migliori!!!!

lunedì, maggio 07, 2007

GIOVINE EUROPA E....VECCHIA ITALIA

Con l’elezione di Sarkozy come Presidente della Francia, sembra essersi completato il piano di cambiamento in atto nella politica europea.
Nuove classi dirigenti, politici sempre più giovani ai vertici delle più alte cariche istituzionali dei Paesi, e soprattutto maggiore rilevanza del ruolo delle donne questo è lo schema vincente della nuova politica europea.
Oltre al neo Presidente francese eletto a soli 52 anni, che ha sconfitto Ségolène Royal, prima donna francese a battersi per la carica di Presidente, bisogna ricordare anche il Primo Ministro inglese Tony Blair eletto per la prima volta a soli 44 anni, ma anche l’importante figura di Angela Merkel prima donna ad essere eletta Cancelliere della Germania, senza dimenticare José Luis Zapatero eletto Primo Ministro della Spagna all’età di 44 anni.
Sicuramente un’iniezione di fiducia per chi, come noi, lotta affinché tutti, ma soprattutto i giovani, abbiano la possibilità di cimentarsi in politica e dare se possibile il loro contributo per migliorare il Paese.
Ma la realtà italiana, come al solito aggiungerei, stride con il resto dell’Europa, infatti alle precedenti elezioni politiche i due candidati premier avevano rispettivamente, 67 anni Romano Prodi e 70 anni Silvio Berlusconi…….come dire sicuramente non politici di primo pelo!!!!
Ma possiamo tranquillamente rimanere a casa nostra, o giù di li, per vedere che la situazione non è poi tanto migliore, basta prendere ad esempio il comune di Caulonia, dove per le prossime elezioni amministrative, è stata composta una lista bipartisan che vede candidati tutte le “vecchie volpi” della politica locale, a fronteggiarsi, purtroppo, senza doversi svenare poi tanto per batterle, contro due liste di giovani cauloniesi, che hanno intrapreso quest’avventura quasi per gioco, ma soprattutto perché impossibilitati a dialogare e ad aiutare la vecchia guardia per apportare dei cambiamenti, decidendo quindi di fare da soli.
Ora nessuno vuole sminuire l’importanza e l’esperienza di tutti coloro che si sono adoperati in politica fin qui, ma come il resto dell’Europa insegna, è arrivato il momento di cambiare, è arrivato il momento di facce nuove, e arrivato il momento di cambiare la mentalità ottusa che ancora ci contraddistingue e votare per il programma migliore, per quello che ci viene offerto, per i miglioramenti che si cercheranno di apportare e non per elegge Tizio perché è il mio medico di famiglia, o Caio perché è avvocato o Sempronio perché è da trent’anni in politica!!!
Basta siamo stufi di questa mentalità ottusa ed antiquate, BISOGNA CAMBIARE!!!
Infine un ulteriore monito ai politici locali, non si fa buona politica solo perché si è nel giro da decine di anni, ma la politica la si fa con le idee e soprattutto senza guardare SOLO I PROPRI INTERESSI, bisogna guardarsi intorno e saper cogliere le opportunità e i cambiamenti in atto, altrimenti si rischia anche in politica, come in quasi tutti gli altri campi, che le giovani promesse calabresi emigrino al nord anche per poter dire la loro in politica……e chi vuol capire capisca!!!!

sabato, aprile 28, 2007

Iniziativa a Cittanova

Il CEntro REggino di SOlidarietà in collaborazione con l’Associazione “Angoli Corsari” e la Casa della poesia di Baronissi (Sa), e con il patrocinio ed il contributo della Provincia di Reggio Calabria (Assessorato allo spettacolo, cultura e beni culturali) e del comune di Cittanova comunicano che:

Il 30 aprile alle ore 17.30 presso il Teatro “R. Gentile” di Cittanova si terrà “Soglia Infinita”, reading internazionale di poesia a cura di Jack Hirschman e Agneta Falk. Dopo lo straordinario successo di pubblico di “Stretto nel dissenso” svoltosi lo scorso anno, ritornano a Reggio Calabria, Jack Hirschman e Agneta Falk, due tra le voci poetiche di maggior impatto e spessore del panorama letterario contemporaneo. La poesia di Jack e Agneta è un mix di pura energia creativa, incredibili sonorità, impegno sociale, preghiere di pace e grida di protesta. Nel corso della performance gli artisti leggeranno la propria poesia in lingua originale, con contemporanea video-proiezione dei testi tradotti in lingua italiana e con accompagnamento musicale live. Successivamente al reading ci sarà uno spazio dedicato al libero confronto con i due poeti. Si includono notizie biografiche.



Jack Hirschman è da molti considerato il più importante poeta americano vivente con all’attivo oltre cento libri di poesia, saggi e traduzioni da nove lingue. La sua lunga carriera letteraria intreccia frequentazioni con artisti come Ernest Hemingway, Charles Bukowski, Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti. Attivista per i diritti civili, guerriero poetico a favore di poveri e emarginati (leggendaria la sua battaglia contro la guerra in Vietnam), è simbolo della lotta per la giustizia sociale e la libertà artistica. Nel 2002 ha ricevuto il Book Award Life Achievement dalla Before Columbus Foundation. Pochi mesi fa è stato insignito del titolo di Poeta Laureato da parte del Sindaco di San Francisco. Reggio Calabria è per Jack Hirschman la prima tappa europea di una rinnovata serie di reading fuori dai confini degli Stati Uniti. Tra i suoi libri ricordiamo A Correspondence of Americans (Bloomington: Indiana University, 1960), Black Alephs (Trigram Books, New York/London, 1969), Lyripol (City Lights Books, San Francisco, 1976), The Bottom Line (Curbstone Press, Willimantic, 1988), Endless Threshold (Curbstone Press, Willimantic, 1992), Front Lines (City Lights Books, San Francisco, 2002), I was Born Murdered (Sore Dove Press, San Francisco, 2004).

Sono stati recentemente pubblicati 12 Arcanes (12 Arcani) e I Wanted You to Know It (Volevo che voi lo sapeste) dalla Casa della Poesia/Multimedia Edizioni ed è in preparazione la pubblicazione di un libro che raccoglie gli “Arcani” scritti durante cinquant’anni di attività poetica in cui l’artista affronta temi intimi e personali (la morte del figlio ventenne) e argomenti di respiro internazionale (il dramma del Kossovo e l’attentato alle Torri Gemelle di New York).

Agneta Falk è un’affermata pittrice e poetessa anglo-svedese, unita a Jack Hirschman da un comune modo di intendere la poesia e l’arte come impegno. Ha vissuto in Inghilterra dal 1969 dove ha insegnato teatro, comunicazione, letteratura e scrittura creativa. Dal 1992 al 1999 è stata co-direttore di Word Hoard, impegnandosi nella promozione della scrittura nella comunità e nell’organizzazione di eventi poetici. Negli anni ‘90 ha avuto l’incarico di predisporre pezzi di descrizione creativa sulla costa del Lincolnshire e dello Yorkshire. Ha pubblicato parecchie raccolte di poesia e ha esposto in Francia, Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Divide il suo tempo tra San Francisco, l’ Inghilterra e l’Italia. Il suo ultimo stimolante libro “It’s not love, it’s love”, è uscito in edizioni bilingue presso la Multimedia Edizioni.



Per info rivolgersi a Giada Diano:

giada742000@yahoo.it

3398022713

lunedì, aprile 23, 2007

TURISMO SI, TURISMO NO, TURISMO FORSE

In Italia c’è qualcosa che non va’…… anzi a Roccella c’è qualcosa che non va’…..
Niente di preoccupante per carità, ma qualche dubbio sorge quasi spontaneo a chi come me, è ancora poco avvezzo a questi argomenti.
Ma veniamo al dunque, qualche giorno fa il Consiglio Comunale di Roccella ha approvato il Bilancio per l’anno 2007, e scartabellando tra numeri, qualche buona idea, e tante ma tante spese, ho notato alcuni dati che mi hanno fatto riflettere.
Approvando un bilancio di oltre DIECI MILIONI DI EURO il Comune ha dovuto stanziare soldi per tutti gli interventi che verranno intrapresi nell’anno in corso, siano essi interventi di natura strutturale, sociale, pubblica utilità, cultura, turismo e quant’altro.
Non è sicuramente un compito facile far quadrare i conti di una famiglia, figuriamoci in un Comune dove le voci e i problemi da risolvere sono moltissimi, ma alcuni interventi mi lasciano perlomeno perplesso.
Alla pagina 6 della Relazione al Bilancio di previsione 2007, vi è il capitolo relativo al TURISMO, e dopo una bella e quantomeno incoraggiante premessa, “Questa cittadina ha da sempre manifestato, la propria vocazione turistica, ed in tale senso molti sforzi si stanno facendo per attrarre flussi di turismo che non siano limitati ai soli mesi di luglio ed agosto[…]”, si giunge a questa conclusione: “Il bilancio prevede, per le spese correnti nel settore interventi EURO 15.000” ebbene si signori, avete capito bene, 15.000 euro per il turismo!!!
Ma qualcuno ha idea di quello che si può fare con 15.000 euro?
Cosa si può organizzare affinché si “possa attrarre flussi di turismo”?
Beh sinceramente ben poco.
Ci si è cullati e ci si continuerà a cullare sulla bellezza del mare, sulla tranquillità della nostra cittadina, ma purtroppo non siamo in grado di offrire altro ai nostri turisti.
Le attrazioni? I concerti? Gli eventi? Si organizza tutto con quindici mila euro?
Mi si potrebbe obbiettare che c’è il Festival Jazz, si è vero, ma ovviamente è limitato all’ultima settimana di agosto, e gli altri 55 giorni?
Veramente si crede che se non si offrono attrazioni qualcuno potrà trascorrere le vacanze nel nostro paese, quando con gli stessi soldi è possibile andare in qualsiasi posto d’Italia?
E’ inutile illudersi, anche quest’anno solo belle parole, la realtà e’ diversa, e a quanto pare chi se ne dovrebbe accorgere ha le fette di prosciutto sugli occhi.
Immagino che qualcuno starà pensando “la fai facile tu a parlare senza apportare alcuna critica utile a migliorare la situazione, perché non ci dici come recuperare i soldi?”, ed è qui che sorgono i dubbi maggiori.
Ebbene leggendo sempre il Bilancio comunale del 2006 e del 2007 nel punto relativo alla Cultura, in questi 2 anni sono stati stanziati dei soldi per un “Patto di Amicizia” prima e “Patto di gemellaggio” poi, con la città di Arco, qualcuno sa dirmi a cosa serve queste gemellaggio?
Qualcuno sa dirmi i vantaggi di questo gemellaggio?
Qualcuno sa dirmi quante migliaia di euro sono state spese per questo gemellaggio?
Sinceramente ne avremmo fatto a meno!!!
Ma un’altra spesa però ha dell’incredibile, ebbene a pagina 9 possiamo trovare il dato relativo alla spesa media per il personale, equivalente a 43.226 euro, si avete capito bene più di 3.000 euro al mese, sicuramente al lordo delle trattenute e sicuramente tutti questi soldi non andranno nelle tasche del personale, ma è sconcertante il fatto che nel 2005 la spesa media era di 31.518 euro l’anno un aumento quindi di circa 12.000 euro in due anni………………………………………..!!!!!
E’ mai possibile questo aumento del 40% in soli due anni?
Se l’aumento è derivante a causa delle spese accessorie vorrà dire che c’è uno spreco non credete?

Io sono sicuro che questi soldi non sono andati nelle tasche dei dipendenti, ma certamente quest’aumento è un po’ anomalo.

Nessuno vuole dare delle lezioni e sono il primo a sapere di non esserne in grado, ma sono pronto ad ascoltare chiunque volesse dare delle spiegazioni, e se solo avessi in parte ragione sarebbe bello che qualcuno dicesse “ci siamo sbagliati, provvederemo a dei miglioramenti”, perché per il bene di tutti e del nostro amato paese sarebbe utile cambiare registro, magari ascoltando anche le varie critiche, altrimenti le gente continuerà a pensare che i posti di poteri resteranno delle èlite chiuse che pensano poco alla pubblica utilità e molto di più ai semplici interessi personali.

Per chiunque volesse controllare i bilanci degli anni 2006 e 2007 può scaricare il file direttamente dal link di seguito riportato :

venerdì, aprile 20, 2007

Primi passi per la Consulta Giovanile


«Vi do la mia disponibilità». Ha risposto così il sindaco di Roccella Jonica Sisinio Zito, alla richiesta di Carlo Iannuzzi, portavoce del Comitato dei giovani roccellesi, per istituire la consulta giovanile comunale. Teatro del dibattito, tenutosi lo scorso giovedì, è stato l’ex convento dei minimi della cittadina jonica. Insieme al sindaco e Iannuzzi a presiedere il tavolo dei lavori è intervenuto Davide Lurasco, coordinatore regionale del Comitato per l’istituzione della Consulta Giovanile Regionale (CGR), con delega per la provincia di Reggio Calabria. Di fronte a loro tanti, tantissimi giovani a gremire la sala piccola dell’ex convento e a dare un segno forte di risveglio e passione. Ad introdurre il tema dell’incontro è stato Carlo Iannuzzi che, dopo i saluti di rito, ha asserito a chiare lettere la voglia e la determinazione dei giovani di Roccella di istituire l’organo della Consulta: «Siamo stanchi di essere solo spettatori, vogliamo partecipare attivamente alla vita politica del paese». Con intraprendenza Iannuzzi ha continuato dicendo che la Consulta dovrà mirare a fare da anello di congiunzione fra le esigenze del paese, in chiave soprattutto di politiche giovanili, cultura e sport, e l’istituzione comunale, così da instaurare un dialogo atto a fare il bene della collettività e ad abbandonare l’apatia presente. Dopo l’intervento di apertura la parola è passata a Davide Lurasco, che è subito entrato in polemica benevola con Iannuzzi dicendo: «Carlo, prima hai detto che i giovani oggi qui presenti sono abbastanza. Non sono d’accordo. Sono più che abbastanza, sono moltissimi». È partita da questa considerazione la parabola di Lurasco, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione giovanile all’amministrazione della cosa pubblica locale e regionale, facendo presente che da questa presa di coscienza nacque nel Maggio del 2006 il CGR Calabria con lo scopo di promuovere l’istituzione della Consulta Regionale ai sensi della L.R. n. 2 del 14/02/2000. «Tanti sono stati i problemi e molti ancora ce ne sono. Abbiamo capito che bisogna partire dal basso, dalla costituzione di Consulte locali per poi fare rete e giungere a un grande organo regionale». Ha concluso così Lurasco, chiedendo al sindaco Zito un suo parere a riguardo. «Non posso che essere contento di quanto hanno detto Carlo e Davide» - ha esordito l’ex senatore - «i giovani sono una grossa risorsa, ma anche un grande punto interrogativo». L’incontro di giovedì è stato, tuttavia, a parere del Sindaco sintomo che qualcosa sta cambiando perché i giovani sono venuti allo scoperto: «In otto anni di mandato è questa la prima vera e seria riunione fatta con i ragazzi e le ragazze di Roccella». Zito ha poi dato il la ad una serie di asserzioni degne dei più interessanti insegnamenti universitari di filosofia politica, toccando l’apice quando ha affermato: «La politica deve offrire una idea». Platone ne sarebbe stato orgoglioso. «Offrire una idea tale da fare dell’utile ai cittadini, per migliorare le condizioni del paese». Applausi. Al termine dell’intervento del sindaco, i lavori sono continuati con la partecipazione al dibattito da parte di alcuni dei presenti intervenuti. Pino Mazzaferro, assessore all’urbanistica del comune di Roccella, ha voluto manifestare la sua felicità nel percepire che l’apatia di cui spesso i giovani sono accusati, stia lasciando il posto alla voglia di agire e di essere parte viva non solo di un futuro che non si sa mai bene quando arriva, ma soprattutto del presente. La voce dei ragazzi si è fatta sentire con le parole emozionate ed emozionanti di Marco Melia, Angelo Nizza e Giuseppe Martelli, che in tutta sincerità hanno dato conto del loro scetticismo iniziale circa la possibilità di intavolare un confronto serio per promuovere l’istituzione della Consulta comunale. «L’incontro di oggi ci ha dato la fiducia, che prima non avevamo. Noi vogliamo impegnarci, più di quanto già stiamo facendo», ha detto Melia e poi Martelli ha sottolineato un’importante connotazione che la Consulta dovrà avere: «Ricordiamo che deve essere un organo apartitico, ma non apolitico. Noi dobbiamo prendere parte, dobbiamo essere i partigiani della giustizia e della lealtà come Gramsci». In chiusura il sindaco Zito ha voluto riprendere la parola, stuzzicato da Martelli sul noto politico e intellettuale italiano: «Gramsci è stato un grande uomo. Non condivido tutto di lui, ma sono d’accordo con Martelli che lo ha citato a ragione».
Governare con i giovani. Si può parafrasare così il senso dell’incontro di giovedì, in attesa che il consiglio comunale di Roccella si riunisca e ne discuta, così da passare dalle parole ai fatti e dare delle risposte ancora più sicure e formali di quelle già date. I giovani roccellesi hanno dato prova di un grande senso critico e di una voglia di mettersi in gioco che và al di sopra del normale, hanno caparbiamente alzato la testa e hanno risposto: “Presenti!”. Ora tocca all’Amministrazione concludere quell’iter burocratico necessario per l’istituzione della Consulta nel più breve tempo possibile, perchè perdere questa voglia di riscatto e questa passione che i giovani hanno manifestato sarebbe un errore imperdonabile!


Angelo Nizza

mercoledì, aprile 11, 2007

Walter Veltroni: “Che cos’è la politica?”

N.B. La lezione di cui pubblichiamo il testo integrale è stata tenuta da Walter Veltroni il 12 Dicembre 2006 all'Auditorium Parco della Musica. Questa lezione è diventata un bellissimo cofanetto dvd+libro pubblicato da sossella editore. Durante la lezione sono stati trasmessi brevi filmati e letti passi di scritti di vario genere. È a questi “intermezzi” che fanno riferimento i titoli in grassetto.






“IL GRANDE DITTATORE”
Il discorso che avete ascoltato non fu scritto da un uomo politico.
Charlie Chaplin non lo era, ed è straordinario pensare che questo film fu girato nel 1940. La seconda guerra mondiale era scoppiata da poco. Non sapeva, Chaplin, non poteva sapere. Ma aveva capito. Quando la caduta nell’abisso era solo iniziata, quando Auschwitz era solo un nome, e non l’inferno arrivato fin sulla Terra.
Non è un politico nemmeno il personaggio del film che lo pronuncia, questo discorso. E’ un piccolo uomo, un semplice barbiere, ebreo, lontano dalla politica, estraneo al clima di odio e di intolleranza del suo tempo. Ci si trova dentro suo malgrado, all’inizio senza nemmeno comprendere bene.
Un piccolo uomo, preso negli ingranaggi della grande Storia, che da quella tribuna stipata di uomini in divisa, ansiosi di guerra, trova però la forza, d’istinto, quasi d’incanto, di pronunciare parole di fratellanza e di pace universale, di costruire un discorso senza tempo, incastonato di immagini che trasmettono l’essenza della politica, la sua bellezza, gli ideali e la passione che possono animarla, le aspirazioni che possono renderla alta.
E’ vero: parlare di “bellezza” della politica oggi rischia di sembrare non solo irrituale, ma strano, stridente. Oggi, agli occhi dei più, la parola “politica” appare terribilmente consumata. Nei suoi confronti c’è delusione, distacco, se non rifiuto e ostilità.
Ma non è stato sempre così, nel corso delle vicende umane. Al contrario. E se vogliamo provare a domandarci “che cos’è la politica”, dobbiamo partire da qui. Dal fatto che nella storia la politica è stata sempre al centro delle attività degli uomini. Ne ha determinato le condizioni. Ha indirizzato il loro cammino. Ha influito sulle loro sorti.
“Arte regia”, la definiva Platone, che rilesse in questa chiave uno dei miti più celebri di tutta l’antichità greca, il mito di Prometeo. All’origine della storia dell’umanità – dice Platone – Zeus incarica due fratelli, semidei, Prometeo ed Epimeteo, di distribuire a tutte le specie viventi le “qualità” che consentano loro di sopravvivere. A questo compito provvede Epimeteo, che come spiega l’etimologia del suo nome è “colui che vede dopo”, dunque che non coglie le cose con la cura dovuta, con l’attenzione necessaria.
Epimeteo distribuisce le diverse qualità, e cioè la velocità, la forza, le unghie, gli artigli, alle varie specie viventi, dimenticando però gli uomini. A quel punto, esaurita la scorta delle qualità disponibili, interviene Prometeo, che è invece “colui che vede prima”, ed è quindi saggio, avveduto. Prometeo capisce che deve evitare l’estinzione dell’umanità, che senza le qualità necessarie alla sopravvivenza sarebbe stata abbandonata a se stessa, e compie il furto sacrilego, sottrae ad Efesto e ad Atena il fuoco e il “sapere tecnico”, e li dona agli uomini, che così entrano in possesso di ciò che dovrebbe servir loro per scongiurare gli attacchi delle fiere, per sopravvivere.
Ma gli uomini vivono ancora dispersi, senza aggregarsi tra loro. E così restano vulnerabili, continuano a subire aggressioni, e muoiono. Questo accade, continua Platone, perché essi non posseggono ancora l’arte politica, politiké techne. Occorre a questo punto – così si conclude il mito – un intervento straordinario di Zeus, che dona agli uomini pudore e giustizia, consentendo loro di riunirsi e di fondare città, dalle quali scaturisce l’esercizio dell’arte politica.
Ecco dunque la polis, che per i greci è uno spazio sicuro, ordinato e calmo, dove gli uomini possono dedicarsi alla ricerca della felicità. Il politico è colui che si prende cura di questo spazio. La politica è a servizio della felicità degli abitanti della città.
Verranno poi, molto presto e nel corso dei secoli, le durezze della storia. Verrà il peso assunto dalla violenza e dalle guerre nel dirimere i contrasti tra gli uomini e tra i popoli, e le dinamiche del potere nei rapporti tra Stati e sovrani descritte da Machiavelli. E poi ancora verranno i cambiamenti epocali prodotti dalle rivoluzioni dei commerci e delle industrie, quelli provocati dal rovesciamento degli antichi regimi e dalla nascita di nuovi imperi, da restaurazioni e da movimenti nazionali, dalle lotte sociali. Verranno le rivoluzioni, i conflitti mondiali, e le dittature.
In tutto questo la politica sarà sempre più calata, dagli uomini, nella complessità e nelle profondità della storia. Non sarà più patrimonio esclusivo dei nobili, com’era nell’antica Grecia, dove i lavoratori, liberi o schiavi che fossero, ne erano esclusi. Sarà utilizzata a fini di potere, esercitata per mantenere uguali a se stessi gli ordinamenti sociali, ma anche per rovesciarli, o per tentare di farlo. Sarà usata per togliere libertà, ma anche per restituirla. Per opprimere i popoli, ma anche per risollevarli. A volte si eclisserà, perché non c’è vera politica quando è una sola voce a poter parlare, quando è un solo pensiero a dominare, o quando il rumore delle armi sovrasta ogni altra voce.
Ma sempre tornerà a farsi vedere, perché “la politica – come scriveva Hannah Arendt – è la favola di un tesoro antichissimo, che scompare celandosi sotto i più svariati e misteriosi travestimenti, e di nuovo appare all’improvviso nelle circostanze più diverse, come una fata morgana”.
Oggi, quando siamo ancora agli inizi di un secolo che per tanti motivi ci sembra però già così pesante, che cos’è dunque la politica? A che punto siamo di questa “favola” che da oltre due millenni accompagna la vita degli uomini? La politica è scomparsa dietro uno dei suoi travestimenti oppure ha assunto delle sembianze nuove che facciamo fatica a scorgere?
E’ difficile sfuggire alla sensazione che oggi, mentre tutto si muove velocemente, la politica invece sia lenta, impacciata, in ritardo. Non è qualcosa che riguarda solo il nostro Paese, solo noi italiani. E’ qualcosa di più ampio e di più profondo, che interessa tutte le società occidentali, tutte le grandi democrazie contemporanee.
Proviamo a capire, e cominciamo a pensare a quanti cambiamenti hanno investito lo “spazio” della politica, e quindi i suoi confini, le sue forme, le sue chiavi interpretative, persino il suo linguaggio.
Pensiamo solo all’affermarsi di dimensioni più ampie rispetto allo Stato nazionale, che era tradizionalmente la “casa” della politica. Pensiamo al peso assunto da un’economia globalizzata che muove capitali, merci e persone senza incontrare barriere, senza ostacoli in grado di arrestare questo enorme e continuo spostamento. Pensiamo a come è cambiato il volto del pianeta se metà della popolazione mondiale vive ormai in una delle sterminate megalopoli della Terra o in una grande città. Oppure a come sviluppi tecnici e scientifici fino a poco tempo fa impensabili stanno cambiando il nostro modo di lavorare, di mangiare, di curarci, persino di nascere e di morire. E a tutto questo aggiungiamo una comunicazione vorticosa, frenetica, che favorisce il consumo rapidissimo e troppo spesso superficiale delle informazioni, più che un’effettiva conoscenza, più che una sincera consapevolezza.
Non c’è una data, un fatto, un avvenimento, che permetta di dire “tutto è cominciato lì”. C’è però un momento che io credo abbia a che fare, e non poco, con la politica così come la vediamo e la viviamo oggi.

KOHL GORBACIOV – MURO DI BERLINO – TIEN AN MEN
Il rischio, e il coraggio, a volte possono fare la Storia. Sia che appartengano a uno statista, sia che vengano da un semplice uomo, da un ragazzo senza nome che ferma la marcia di una colonna di carri armati, avendo come uniche armi due buste, tenute nelle mani, e il suo desiderio di libertà. Era il 1989. Il 9 novembre di quell’anno finisce la guerra fredda, si chiude il tempo delle grandi contrapposizioni, del mondo diviso in blocchi. Quel giorno, sotto le macerie del Muro di Berlino, restano schiacciate anche le ideologie.
Ideologie che erano una gabbia, che imprigionavano pensiero e libertà, che rendevano nemici gli avversari. Che avevano la pretesa, in nome di fini indiscutibili e di promesse salvifiche, di spiegare il mondo, mentre quel che facevano era piegare i popoli e gli individui. In nome delle ideologie milioni di persone sono state uccise. Ad Auschwitz. Nei gulag staliniani.
Che quel tempo sia finito è un bene. Nessuno può rimpiangerlo. L’Europa oggi è unita. Milioni di persone si sono messe in cammino verso la libertà e la democrazia. Il superamento di quelle fedi assolute ha liberato energie, ha dato forza alle idee e ai valori che animano le culture dell’ambientalismo, del femminismo, dell’interdipendenza, della non-violenza. Che sono nate, non dimentichiamolo, fuori dai recinti delle famiglie politiche tradizionali.
Anche grazie a queste culture, ora la politica è più libera, è più capace, o almeno lo è “potenzialmente”, di avere la concretezza necessaria ad affrontare i problemi senza perdere la giusta e indispensabile carica ideale. Pensiamo solo alla non-violenza, a quanto il suo affermarsi sia condizione essenziale per dare un pieno e democratico valore al conflitto, alla radicalità della critica alla società contemporanea. Che è altro rispetto ai giudizi sbrigativi, o neo-ideologici, che tagliano la storia con l’accetta.
Ma è anche vero che in quel tempo, se pensiamo ad esempio all’Italia, grandi masse di cittadini sono entrate sulla scena politica, hanno contribuito a costruire e a consolidare la nostra democrazia. E’ vero che ci sono stati momenti, nel Novecento, in cui attorno a grandi progetti accadeva si muovessero le energie migliori della società. Ed è vero che grandi passioni, grandi aspirazioni di libertà e di giustizia sociale hanno mosso uomini a spendere se stessi, la propria vita, per dare diritti e dignità a chi senza diritti e senza dignità era sempre stato.

“SACCO E VANZETTI”
Siamo in un altro secolo, in un’altra epoca. E ci accorgiamo che la corrente della Storia sembra aver trascinato via, e portato a valle, insieme al ferro delle gabbie ideologiche l’argento vivo dei valori, degli ideali, dei pensieri profondi.
Ed è un paradosso: proprio mentre potrebbe ritrovare, insieme alla libertà, tutta la sua “bellezza”, la politica è invece prigioniera dei tempi brevi, è appiattita sull’immediato. E’ come impoverita, smarrita. Ha perso il senso delle grandi visioni e vive, quotidianamente, del farsi e disfarsi di veti e alleanze. Fa fatica a decidere ciò che i cittadini attendono e sperano, venendo meno, così, al suo compito. Perché la decisione richiede delega e responsabilità.
E’ una politica che finisce col preferire, per autoconservazione, la fragilità di un sistema alla chiarezza e alla forza di una democrazia vissuta nell’equilibrio tra un potere di decisione e un potere di controllo. L’uno e l’altro affidati all’unico sovrano, in una democrazia: il popolo che vota. Così la politica si ritrae e finisce per scambiare miopia e presbiopia. Finisce per coltivare l’idea che il potere sia il fine e non il mezzo. Parlo dell’Occidente tutto, dell’evidente crisi dei meccanismi di decisione democratica in una società globalizzata e con un’economia forte.
E’ prova di tutto questo la dipendenza della politica moderna dai sondaggi. Più essi si mostrano fallaci, più ad essi ci si affida. Sono quei numeri a far sapere ai decisori politici cosa pensano i cittadini, come voteranno. Inariditi i rapporti diretti con una società mobile e complessa, ci si affida al valore mediatico di cifre fredde. La politica vera, il tempo lo ha dimostrato, è invece quella di chi sa trasmettere alla comunità il calore di una missione collettiva e sa far sempre prevalere l’interesse generale su ciò che i sondaggi indicano come la momentanea preferenza dei più.
Non abbiate paura, verrebbe da dire. Non abbiate paura di dare il senso di un cammino, non abbiate paura dell’impopolarità di un giorno o di un mese, se fate ciò che ritenete giusto. La politica è “arte regia”, non è una disciplina del marketing. Conta essere, non apparire. Nella vita, non solo nella politica.

“IL CANDIDATO”
La politica non può essere sola immagine. Non può essere solo “far credere”, conquistare la curiosità delle persone per trasformarla in un consenso semplice, veloce, da prendere al volo e da mantenere quel tanto che basta per arrivare alla prossima scadenza elettorale. Gesti, volti e sorrisi sono parte assolutamente naturale di una politica moderna e senza più, giustamente, l’austera sacralità di un tempo. Ma non sono nulla senza idee, senza convinzioni, senza progetti.
E’ la politica a non essere nulla, se si riduce a pensare ai minuti, e non trova la pazienza di piantare alberi. Un albero impiega anni per crescere. Rende molto di più tagliare quelli che ci sono, farne legna e rivenderli, senza preoccuparsi del resto, senza preoccuparsi degli altri e del domani.
Ma se cadono a precipizio gli ideali, se conta solo l’immediato, è facile che una persona, e soprattutto un giovane che si affaccia al mondo, dica: quello che succede fuori non mi riguarda, e anche se mi interessasse non avrei modo di far nulla. Tanto vale che io mi occupi solo di me stesso, della mia vita privata, dei miei interessi.
Si tratta allora di scendere a valle, e di mettersi al lavoro per separare pazientemente ideologia e valori, le cose che possono restare lì, come sedimento del tempo, e quelle che invece devono essere riportate in alto, in superficie, perché sono preziose, perché servono a ritrovare la strada. Tra queste cose, c’è l’esempio dei grandi uomini che di piantare alberi hanno avuto l’amore e la pazienza. A volte sapendo che alla loro ombra non si sarebbero mai potuti sedere.

MARTIN LUTHER KING (“I HAVE A DREAM”)
Cinque anni dopo questa straordinaria giornata di agosto del 1963, Martin Luther King avrebbe pagato con la vita per queste e per altre parole, per il coraggio del suo impegno, per l’amore e la pazienza con cui lavorò alla realizzazione di quel sogno. Lo avete sentito: è un sogno che non è per oggi, è per domani. “Un giorno”, ripete più volte di fronte all’oceano di persone che lo ascolta. E il sogno non è per sé, è per i suoi quattro figli piccoli, è per chi verrà, è per tutto il popolo afro-americano, per i suoi diritti, per la sua libertà.
La politica è questo. Il suo cuore, la sua bellezza, è qui. E’ dare un senso al presente pensando al futuro. E’ pensare se stessi in relazione agli altri.
“La politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini”, scriveva Hannah Arendt. Nasce quando l’uomo esce dal buio della sua singolarità, del suo privato, ed è messo di fronte alla presenza degli altri. Nasce, scriveva, “quando la preoccupazione per la vita individuale è sostituita dall’amore per il mondo comune”. La politica, dunque, è “comunanza tra diversi”. E’ condivisione di idee e progetti che possono cambiare le cose, e a volte fare la Storia.
La Arendt scrisse le sue pagine più intense in un tempo di ferro e di fuoco, di totalitarismi e di guerra. In quel tempo ci furono molti, in Italia e in Europa, che del senso e della moralità che la politica può assumere diedero una dimostrazione concreta, facendo quella scelta che cambiò la loro vita e quella del loro Paese.
Scelsero la Resistenza. Scelsero di battersi contro la dittatura e l’intolleranza, contro l’oppressione che priva della libertà. Animarono, per dirlo con le parole di uno dei padri della nostra Repubblica, “una straordinaria esperienza di gente che decise di non lasciarsi vivere, di non pensare alla vita come una chiusura in se stessi”. E’ un’idea, quella di inserire il proprio cammino, libero e individuale, in un percorso da compiere insieme agli altri, che è sempre stata, ed è ancora oggi, di un uomo straordinario come Vittorio Foa, che a chi gli domandava cosa avrebbe scelto di fare tornando ad avere trent’anni ha risposto con queste parole.

VITTORIO FOA
Cosa c’è di più umile e di più nobile insieme? Non chiudersi, unire i propri passi a quelli di altri. Non pretendere di cambiare il mondo tutto insieme e una volta per tutte, come per anni ci si era tragicamente illusi. No, la politica è “non lasciarsi vivere”. Senza rinunciare ad essere se stessi. Senza tralasciare le emozioni, e nemmeno i propri sentimenti.
La politica è qualcosa che è dentro la vita di ognuno di noi, profondamente intrecciata con i nostri sentimenti. Con la nostra moralità, che non è negazione di ogni soddisfazione individuale, ma è intendere la vita come un’esperienza non solo personale. E’ qualcosa che ha a che fare con la necessità di dare un senso profondo, etico, al nostro agire. Ecco un’altra di quelle cose preziose da riportare in superficie.

GIOVANNI BACHELET – GIORGIO AMBROSOLI
Questa lettera, scritta da Giorgio Ambrosoli il 25 marzo del 1975, e ritrovata per caso dalla moglie Annalori sul tavolo dove suo marito aveva lavorato fin quasi all’alba, è una delle cose più emozionanti e più “alte”, dal punto di vista etico e civile, che io credo sia possibile leggere.
E’ un vero e proprio testamento morale, scritto da un uomo che amava profondamente la sua famiglia e il suo Paese. Un uomo “libero e solo, eroe borghese che avrebbe potuto vivere tranquillo con le sue serene abitudini” e che invece – come ha sottolineato chi su di lui ha scritto le pagine più belle – scelse sempre di farsi guidare dalla “passione dell’onestà”. Un uomo che sentiva di essere, nel senso più nobile della parola, un “servitore” dello Stato, e che in nome della legge e delle istituzioni fu capace di resistere prima alle lusinghe, poi alle pressioni e alle minacce, e fece semplicemente ciò che sentiva di dover fare: portò avanti il suo lavoro. Anche quando si trovò di fronte a un muro fatto di arroganza e di insofferenza ad ogni regola, anche quando si rese conto di come fosse grande e perverso l’intreccio tra affari, corruzione, interessi finanziari e cattiva politica. Rimase fedele alle istituzioni. Rimase fedele a se stesso, alla propria coscienza.
La vita pubblica ha bisogno di questo. Di essere arricchita da ideali, da valori morali. Che la loro fonte sia la fede o siano i principi che nascono da una profonda “religione civile”, non c’è motivo di avere timidezza nel dirlo: dobbiamo reintrodurre l’etica pubblica nella politica.
Avete ascoltato le parole di Martin Luther King, avete sentito quanto fosse grande la radicalità della sua critica e forte la sua domanda di cambiamento. Ma anche nel momento in cui chiede al suo Paese di cambiare profondamente le sue regole e il suo modo di vivere, Martin Luther King è pienamente americano, richiama i suoi valori, evoca i monti e le valli dei diversi stati e dà il senso, anche fisico, di un’appartenenza, dell’essere parte di un’identità.
E’ qualcosa che noi italiani dobbiamo riscoprire in pieno, che le nostre culture politiche devono tutte, senza incertezze e parzialità, assumere definitivamente su di sé: la priorità, su tutto, degli interessi della nazione. C’è qualcosa di profondo e di grande che ci unisce, che crea tra di noi un vincolo di reciprocità, un vincolo di cittadinanza, una “virtù civile”, senza il quale una democrazia non funziona, e un Paese, una comunità, in definitiva non esiste.
Lo scriveva già Rousseau: “Non sono le mura né gli uomini che fanno la patria: sono le leggi, i costumi, le consuetudini, il governo, la costituzione, il modo di essere che ne risulta. La patria è nelle relazioni fra lo Stato e i suoi membri”.
Ecco, oggi forse più di ieri, noi dobbiamo aver chiaro chi siamo e qual è il nostro posto nel mondo. Dobbiamo sapere quali sono i nostri riferimenti, affermare senza equivoci che la democrazia, la libertà, lo Stato di diritto, l’economia di mercato – di un mercato regolato, trasparente e solidale – sono i nostri valori, i valori di un Paese europeo ed occidentale.
Noi siamo quello che siamo. Ognuno di noi viene da una storia, ha una cultura e un modo di vivere, di pensare, di credere. Ognuno di noi ha un’identità. Esserne serenamente consapevoli non è un ostacolo all’apertura verso il mondo, è una possibilità in più, è forse la condizione stessa per riuscire a farlo. E’ partendo da se stessi, da ciò che si è, che si possono aprire cuore e mente alla conoscenza e alla comprensione degli altri.
Avete ascoltato come Vittorio Foa concludeva la sua riflessione, con quel bellissimo “non so”. Ecco cos’altro è che alimenta la politica, che la riempie, che la rende affascinante, appassionante: scegliere di farsi accompagnare dal dubbio, dalla curiosità. Dalla voglia di cercare, di “viaggiare”, e di incontrare gli altri, le loro ragioni.
“Se vuoi costruire una nave”, scriveva Antoine de Saint-Exupery, “non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”.
E una volta iniziato il viaggio, indispensabile è non pensare che una volta raggiunto un porto non resti altro che gettare l’ancora, ammainare le vele e restar fermi. E non credere che tutto si risolva in un approdo già stabilito in partenza. A contare è il viaggio in sé, ed è la navigazione il vero modo per capire, per adeguare la rotta e la ricerca, per arrivare.
Pensiamo a come può cambiare il significato dei nostri comportamenti. Pensiamo al termine “conservare”. Se lo riferiamo alle condizioni del pianeta, alla pesantezza della mano dell’uomo sull’ambiente, alle risorse naturali dilapidate da uno sviluppo che da tempo non è più sostenibile, ecco che quello che è sempre stato un elemento statico, “conservare”, diventa invece un concetto positivo, innovativo. Diventa, per la politica, un valore.
Oppure pensiamo a tutte le scoperte scientifiche che stanno producendo cambiamenti ancora più travolgenti di quelli seguiti alle scoperte della fisica nucleare negli anni ‘40 o alla diffusione della microelettronica negli anni ‘80 del secolo scorso. Pensiamo alle loro conseguenze su tutto ciò che ha a che fare con la vita umana, con il suo inizio e la sua fine. Pensiamo all’eutanasia, al rapporto tra morale e scienza, alla bioetica, ai meccanismi di differenziazione cellulare decisivi per la comprensione e la cura di molte malattie.
Le domande che vengono in mente, allora, sono diverse. Si possono accostare alla politica parole come dubbio, ricerca, etica, o la modernità in cui siamo immersi richiede solo altro? Oppure, per andare su una strada già percorsa, si può ancora dire che è per “vocazione” che si sceglie la politica? O invece stiamo parlando di una semplice professione, che si intraprende del tutto razionalmente?
Prendiamo la celebre lezione di Max Weber su “La politica come professione”. Weber diceva che la passione, insieme alla responsabilità e alla lungimiranza, non può non animare l’uomo politico, e che poi sta a lui riuscire a controllare questa passione, facendosene spingere ma non fuorviare. Weber stesso, però, non aveva timore a parlare di “vocazione”. Diceva che “etica della convinzione ed etica della responsabilità si completano a vicenda, e solo congiunte formano il vero uomo, quello che può avere vocazione alla politica”.

ZACCAGNINI E BERLINGUER
Ci possono essere politici più “di professione” dei segretari di due partiti come la Dc e il Pci di allora? Sulla carta no, non c’è dubbio. Eppure Benigno Zaccagnini ed Enrico Berlinguer non erano percepiti così dagli italiani. E il perché era nel loro modo di essere, era nei loro volti, nelle loro parole. Li avete visti. Le avete ascoltate. Berlinguer e Zaccagnini avevano una moralità, erano animati da una passione e da una onestà intellettuale che non faceva dubitare della loro vocazione, di quale fosse l’idea della politica che li animava. Credevano in quello che dicevano, e chiunque li ascoltasse lo capiva, e li rispettava.
Allora se scendiamo ancora a valle, e guardiamo con attenzione, vediamo che ci sono subito almeno altre due qualità della politica da recuperare e da far risaltare. La prima è la capacità di essere “popolare”, di essere legata ai sentimenti e alle aspirazioni delle persone, di saper catturare e interpretare almeno un po’ della complessità della loro esistenza.
Guardate, non c’è politica senza valori, senza programmi, senza condivisione. Put the people first: le persone al primo posto. Le loro ansie da condividere, i loro problemi da risolvere, le loro speranze da confortare.
Questa è la cosa importante. Questa è la politica. E’ l’idea del governo delle cose per aiutare la gente. E’ attenzione alle disuguaglianze, agli “strappi” che si creano nella società e che devono essere ricuciti, sostenendo chi è in difficoltà, proteggendo chi non ce la fa da solo, promuovendo la responsabile assunzione del proprio destino da parte di chi è in grado di procedere da sé, avendone l’opportunità.
La politica è l’applicazione concreta di quel principio: le persone al primo posto.

BARACK OBAMA – CONVENTION 2004
La politica, lo avete sentito, non deve mai dimenticare che “siamo tutti collegati come se fossimo un’unica persona”. Deve saper condividere il disagio. Deve stare in mezzo ai problemi degli individui, e cercare le soluzioni.
Non è altra cosa da noi, lo sconforto di una persona anziana non autosufficiente che non sa cosa scegliere, cosa fare con la sua pensione: pagare le medicine che le servono oppure la badante che la accudisce, che il più delle volte è immigrata, e spesso è costretta a non essere in regola. Non è altra cosa da noi, la preoccupazione di un ragazzo che termina gli studi, che si affaccia nel campo del lavoro, e si rende conto che i destini dei singoli continuano a dipendere poco dal talento e dalle capacità, e troppo dal posto che, per così dire, si è avuto “in eredità” nella società.
Senza la serenità che viene dall’avere un lavoro, dall’essere autonoma economicamente, una persona non solo vive nel disagio: è meno libera, è colpita nella sua individualità, nella sua stessa dignità. Lo scriveva Carlo Rosselli: la libertà non accompagnata da autonomia economica “non esiste per l’individuo, è un mero fantasma. L’individuo in tal caso è schiavo della sua miseria. Libero di diritto, è servo di fatto”.
La politica da tutto questo non può essere distante. La politica o è “intrecciata” con il popolo o non è.
Perché può darsi che oggi, più di ieri, siano le persone affrancate dal bisogno, e quindi più libere. Ma è vero che il bisogno di giustizia sociale non potrà mai dirsi del tutto soddisfatto. Ed è vero anche che più di ieri, nelle nostre società complesse, c’è bisogno di far coesistere il principio di universalità, che vuole tutte le donne e tutti gli uomini uguali nel godimento delle libertà fondamentali, con il principio di differenza, con il riconoscimento e la protezione delle diversità tra gli individui, e con la rimozione di quelle disuguaglianze che ne impediscono il libero dispiegarsi.
Come a dire che sì, gli uomini non hanno uguali caratteri e uguali obiettivi, ma devono avere uguali probabilità di dar prova del loro carattere e delle loro capacità di raggiungere i loro obiettivi. Devono avere la possibilità di manifestare tutto il loro talento. Devono poter essere, e questa è la frontiera ideale che oggi abbiamo davanti a noi, “persone egualmente libere”.
E’ una sfida che oggi è forse più difficile di ieri. Anche perché la condizione materiale nella quale viviamo non ci porta, come accadeva un tempo, a scegliere quasi spontaneamente la via della solidarietà. Quando il lavoro era una catena, alla quale erano attaccate migliaia di braccia, tutte ugualmente costrette allo stesso sforzo, era più facile capire il valore della solidarietà. Anche se metterlo in pratica, tradurlo in lotta per l’uguaglianza, poteva costare tanto, talvolta perfino la vita.
Oggi quella catena c’è ancora. Ma si è fatta invisibile. E’ diventata immateriale, anche se non per questo meno pesante e robusta. Lega ancora tra loro migliaia, qualche volta milioni, di lavoratori. Ma lo fa in modo più sottile, più subdolo, così che ciascuno pensa di essere più libero, mentre in effetti spesso è soltanto più solo, ed è costretto all’incertezza, alla precarietà.
Accade soprattutto ai giovani. Le nostre generazioni, infatti, erano abituate a contare su alcune certezze, sapevano che la vita era scandita da fasi fondamentali che riservavano ovviamente soddisfazioni come difficoltà, ma che erano quelle: lo studio, il posto di lavoro fisso, la pensione. Oggi cos’è la vita di un ragazzo? Finiti gli studi, magari presa una laurea, potrà avere buone opportunità, ma è più facile che dovrà andare avanti con contratti di pochi mesi, e forse sperare nel sostegno economico dei genitori. Non solo la sua pensione sarà un miraggio, se non può permettersi un’assicurazione privata, ma nell’immediato non potrà nemmeno pensare a una casa, a metter su famiglia, ad avere figli.
In una società moderna, nuovi lavori e nuovi diritti possono e devono coesistere. In una società moderna, dinamica e aperta come mai era stato in passato, compito della politica è dissolvere quanto più possibile l’insicurezza, e permettere che a prendere il suo posto siano le garanzie, le capacità, il talento, le idee innovative. La libertà: perché modernità e sviluppo fanno tutt’uno con l’espansione della libertà.
C’è una contraddizione sempre più evidente fra ampliamento delle possibilità individuali di scelta e regolamentazioni rigide, burocratiche, delle risposte collettive.
Una politica piccola è quella che per timore o per ansia di controllo, per i suoi veti e le sue difficoltà, finisce per essere prigioniera di forme barocche e per diventare a sua volta prigione.
Una politica piccola fa la società complicata. Una politica grande fa la società semplice.
Una politica grande è quella sa liberare idee, energie, risorse. Quella che sa sburocratizzare, semplificare, razionalizzare, disegnare regole certe ed eliminare le croste di dirigismo, liberalizzare l’accesso ai mercati e al lavoro. E’ quella che sa riconoscere e accompagnare la capacità di intraprendere, che sa camminare insieme alle componenti più dinamiche della società, alle imprese che sono il cuore del sistema produttivo di un Paese capace di accettare la sfida della competizione mondiale e a tutti quei settori che sono il centro dell’innovazione, della qualità, del futuro.
La società moderna è una società fluida, frammentata, senza più quei centri “fissi” che erano i luoghi di lavoro di un tempo, senza più quella netta suddivisione in classi, con una mobilità sociale che fa giustamente parlare di una “società degli individui”.
E in un certo qual modo il simbolo di questo è Internet, è la Rete, luogo per sua stessa natura fluido, mobile. Luogo di opportunità e di diffusione di idee e conoscenze. Luogo che costituisce la più grande e formidabile rivoluzione del nostro tempo.
Dalla Rete giungono, alla politica, persino dei suggerimenti, delle chiavi di comprensione. Del fatto, ad esempio, che la società non è più strutturata in base ad appartenenze politico-ideologiche forti, e che di questo sono un riflesso anche le competizioni elettorali.
Una politica grande deve essere veloce e aperta come la società, e deve coltivare l’ambizione di conquistare non le “casematte” degli interessi particolari, la cui conservazione finisce per generare staticità, ma il “mare aperto” di un’opinione pubblica nella quale convivono condizioni sociali diverse nel corso di una stessa vita, nella quale abitano più dubbi che certezze, più disponibilità che identità blindate.
Insomma, la politica deve saper parlare a tutti e in forme anche nuove, respingendo i rischi di divisione e di scollamento del tessuto sociale, moltiplicando le opportunità, e indicando il senso di marcia, offrendo una visione, una prospettiva. Se necessario, nei momenti più bui, regalando una speranza.

DE GASPERI (CONFERENZA DI PACE) – CRAXI (SIGONELLA)
Avete visto la fermezza e l’autonomia con cui Craxi, in una delicata crisi internazionale come quella dell’ottobre 1985, della nave “Achille Lauro”, della base militare di Sigonella, difende come Presidente del Consiglio il principio della nostra sovranità nazionale e gli interessi italiani di fronte alle richieste degli Stati Uniti.
E prima avete ascoltato le parole con cui Alcide De Gasperi si rivolge al mondo appena uscito dalla guerra e riunito a Parigi, in quella Conferenza di Pace. De Gasperi sa bene qual è la condizione in cui l’Italia si trova, e sa in che modo all’Italia si guarda. “Tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”, dice.
Ma la grandezza dello statista, e in quel momento della politica, è nel modo in cui De Gasperi interpreta la coscienza del Paese e tutela la dignità del popolo italiano, parlando a nome di tutti, parlando – non lo avete sentito, ma è proprio all’inizio del discorso – “come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica, che armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate”.
Il secolo scorso, pur con le sue contraddizioni e i suoi orrori, aveva in sé l’idea positiva del progresso. Guardare avanti, per le generazioni che hanno preceduto la nostra, significava comunque immaginare un mondo e una società migliori. Magari con difficoltà e ostacoli da superare lungo il cammino, ma nel medio e lungo periodo migliori.
Oggi noi viviamo, invece, in una sorta di “età dell’ansia”, nella quale avevamo fatto ingresso anche prima dell’11 settembre, prima che la minaccia del terrorismo internazionale avvolgesse le nostre vite. Siamo immersi nella dimensione dell’insicurezza. E’ la “solitudine del cittadino globale” di cui parla Bauman, che descrive le persone “come i passeggeri di un aereo che si accorgono che la cabina di pilotaggio è vuota, e che la voce rassicurante del capitano era soltanto la ripetizione di un messaggio registrato molto tempo prima”. Di qui, se vogliamo continuare in questa immagine, la ricerca esclusiva del proprio paracadute, della propria salvezza senza pensare a quella degli altri, la chiusura particolaristica, l’innalzare muri contro tutto ciò che non si conosce, che potrebbe comportare un pericolo.
E’ una politica piccola, quella che cerca facili scorciatoie, quella di chi solleticando queste paure, le debolezze delle persone, divide tutto in bianco o nero, in bene o male, in amico o nemico, dove il nemico è sempre l’estraneo.
La “bellezza” della politica, di una politica “alta”, appare quando si riesce a tenere insieme concretezza e valori, ragione e passione.
Lo spiegava già Tocqueville: nella politica, diceva, ci sono due parti, “una fissa e l’altra mobile”. La prima è quella delle grandi teorie, delle leggi generali, dei bisogni permanenti dell’umanità. La seconda è quella pratica, dell’esercizio del governo e della lotta contro le difficoltà di tutti i giorni. Bisogna fare in modo che queste due parti non si separino mai. Perché senza le visioni della prima, senza gli ideali, si rischia di procedere a tentoni. E senza la duttilità della seconda, senza la capacità di concretezza, non si fa molta strada.
Nel corso della storia uomini che hanno saputo fare così, esperienze che hanno significato questo, ce ne sono state. Un decennio del secolo scorso, in particolare, si era aperto con grandi speranze, con un grande sogno.

JOHN KENNEDY – DISCORSO INSEDIAMENTO
Un’intera generazione fu pronta a seguire queste parole, figlie di una visione che era unione di realismo e di idealismo, di decisioni pratiche e di ambiziose aspirazioni. Era una politica che indicava delle possibilità concrete e mostrava una meta, una frontiera da raggiungere, e lo faceva trasmettendo speranza, fiducia, persino gioia di vivere.
Era la generazione che aveva di fronte a sé grandi sfide: per prima quella di allontanare dall’umanità i rischi terribili di un conflitto nucleare, perché è vero che l’uomo ebbe per la prima volta “nelle sue mani di mortale la capacità di abolire tutte le forme di miseria umana e tutte le forme di vita umana”. E poi le altre: sollevare i popoli oppressi dal peso del neocolonialismo, estirpare la discriminazione razziale, liberare la società da quelle strutture che impedivano il pieno dispiegarsi dei diritti di ogni individuo.
Sono passati quarant’anni. Tutto è cambiato. Ma davanti a noi ci sono sfide che non sono più piccole di quelle di allora.

BETANCOURT – MANDELA – MENCHU’
Dare voce e diritti a chi è sottomesso, calpestato, sfruttato, vilipeso. A chi ha meno ricchezza e meno potere, talvolta né ricchezza, né potere. Scegliere uno sviluppo che abbia coscienza dei limiti delle risorse naturali. Ridurre le enormi disuguaglianze che separano tra loro le donne e gli uomini del nostro tempo come uno scandalo intollerabile. Vincere la fame, la malattia, l’ignoranza. Sconfiggere l’Aids, porre fine a una tragedia senza precedenti, che ha già provocato 28 milioni di vittime. Che fa morire, nel mondo e in Africa molto più che altrove, un bambino ogni minuto. Non sono numeri, ma esseri umani. Carne e ossa come le nostre.
Oggi sappiamo che è possibile cambiare l’inaccettabile. E’ un compito enorme, storico, ma è possibile. E io vorrei dire che se anche non lo fosse, la politica, se vuole appassionare e coinvolgere, se vuole ritrovare senso e nuove motivazioni, deve a volte sognare, e far sognare, ciò che sembra impossibile. Perché è vero quel che diceva proprio Weber, e cioè che “è perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”.
E mentre porta la mente e il cuore a sognare l’impossibile, la politica deve anche capire dove il terreno è più solido, dove è possibile poggiare i piedi, uno dopo l’altro, un passo alla volta, per avanzare lungo il cammino.

“GANDHI”
Per generazioni di indiani prima di Gandhi, e così per coloro che lo ascoltavano, e riponevano in lui speranza e fiducia, furono sicuramente molti i momenti, e molti i motivi, per credere che libertà e indipendenza non sarebbero mai arrivati. E invece è stato così. Anche sconfiggere l’apartheid, e prima ancora la schiavitù, sembrava impossibile. E invece è stato così.
Così dovrà essere, domani, per la povertà. Ci sono gli strumenti, ci sono le risorse. Quel che serve è la volontà, che non arriverà se a spingerla non saranno la passione e la ragione. Il realismo. Perché non si tratta solo di umanità, solo di giustizia. Nessuno, da questa parte del mondo, ricca e fortunata, può farsi illusioni. Non possiamo pensare di vivere all’infinito seduti sul nostro ramo rigoglioso mentre le condizioni dell’intera pianta dell’umanità continuano a peggiorare.

Passione e ragione, dunque. Valori e concretezza. A dare ali a una politica che per tornare a volare ha bisogno esattamente di questo: di un idealismo pragmatico.
E a questo proposito vorrei concludere con una storia, presa in prestito da un filosofo, Remo Bodei, che l’ha raccontata qualche tempo fa.
Siamo nel 1933, l’anno dell’ascesa al potere di Adolf Hitler. A Berlino, in un Palazzo dello Sport gremito, si svolge un dibattito fra un rappresentante del Partito comunista tedesco, ancora non disciolto, e un rappresentante del Partito nazionalsocialista.
Il primo, di fronte a una platea formata da molti operai socialdemocratici e comunisti, comincia a illustrare il principio della caduta tendenziale del profitto secondo Il Capitale di Marx. Dice cose interessanti, lo fa in modo ineccepibile, ma è decisamente pedante. E’ come se trovandosi di fronte un assetato, invece di dargli l’acqua, gli leggesse l’etichetta della bottiglia, soffermandosi sulla composizione chimica del contenuto.
L’oratore nazista, invece, parla con foga, usa argomenti irrazionali, come quelli della famosa “pugnalata alle spalle” che avrebbe fatto perdere alla Germania la prima guerra mondiale o dell’altrettanto famoso strapotere occulto, con relativo complotto internazionale, degli ebrei. Però attira l’attenzione, è coinvolgente, conquista chi lo ascolta e viene portato in tripudio da quegli operai che erano arrivati al Palazzo dello Sport parteggiando per l’altro uomo politico.
Questo episodio serve a ribadire due cose. Che un’idea, una politica, da sola non cammina. E che le passioni non possono, a lungo, fare a meno di argomentazioni e prove. Da una parte, dunque, nessun programma può avanzare solo perché ragionevole ed efficace. Ha bisogno di essere accompagnato da una visione, deve saper rispondere a quella domanda di senso che ogni società porta sempre con sé. Dall’altra parte, invece, passioni senza verità – in questo caso addirittura aberranti – finiscono per essere parole vuote, rischiano di essere semplice propaganda senza argomenti, e con il tempo vengono portate via dal procedere della storia.
E’ qualcosa di simile all’antica saggezza che faceva dire al profeta di Kahlil Gibran, rispondendo alla sacerdotessa che lo interrogava, che la ragione e la passione sono, per chi deve affrontare la navigazione, come il timone e la vela: senza il primo non si governerebbe la direzione, senza la seconda si rimarrebbe fermi.

“BOBBY”
Abbiamo bisogno di ritrovare la passione per la politica. Di riscoprirne la bellezza, e insieme il suo essere lo strumento più alto e nobile di cui gli uomini concretamente dispongono per tracciare il loro cammino, se saranno capaci di restituirle la saggezza, il pudore e il senso di giustizia di cui parlava Platone. Abbiamo bisogno di stare con i piedi ben piantati in terra, e insieme di tornare a sognare. Anche quel che sembra impossibile, irraggiungibile. Quel che sembra utopia.
Il perché ce lo ha spiegato un grande scrittore sudamericano, attento alle cose della vita e del mondo. “Lei sta all’orizzonte”, ha scritto Eduardo Galeano. “Mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l‘Utopia? A questo serve: a camminare.