Quickribbon Occhio su Roccella: Anche in Calabria la Resistenza...
_@_OcchiO su Roccella _@_ Scelti per Voi: Camilla che odiava la politica - Autore: Luigi Garlando - Casa editrice: Rizzoli. - (Camilla ha dodici anni e vive in un paese di provincia insieme al fratellino e alla mamma. Il papa, in passato braccio destro del Primo Ministro, non c'è più: si è suicidato in carcere sei anni prima, dopo essere stato accusato ingiustamente di corruzione. Da allora Camilla odia la politica e tutto ciò che ha a che fare con essa. Ma un giorno in paese arriva un barbone, che prima la aiuta a ribellarsi a un gruppo di bulli della sua scuola, e poi, piano piano, le insegna che cosa sia la politica, quella vera, quella a cui il suo papa aveva dedicato tutto se stesso. E grazie a quelle lunghe chiacchierate Camilla impara a far pace con la politica e con il mondo, quello dentro di sé e quello in cui vive.)

AdnKronos News

martedì, aprile 25, 2006

Anche in Calabria la Resistenza...

Da troppo tempo quella del sud è vista come una resistenza minore, anzi forse una resistenza dimenticata. Non esistono libri e poche volte gli storici si sono soffermati a discuterne.

I giovani la ignorano; il sud è stato, secondo una idea diffusa nell'opinione pubblica, liberato dai mafiosi e dagli alleati (il che non è del tutto falso).






I primi episodi di "Resistenza" si erano registrati nel '42, nelle campagne della Calabria, del Cilento, della Lucania e del foggiano, sotto la forma - inquadrata storicamente da politici (Aldo Moro) e da studiosi (Gallerano, Santarelli) - delle ribellioni contro le violenze squadriste. Si trattò di movimenti che assunsero maggiore consistenza dopo lo sbarco alleato in Sicilia (10 luglio 1943), e che ebbero un prevalente carattere di lotta sociale, anche se non mancarono i contadini che attaccarono i tedeschi in ritirata, recuperando le armi lasciate sul campo dall’esercito italiano.

Scrive Mario Avigliano in un'articolo su: La Resistenza nel Sud.

E poi, come dimenticare la storia dei molti Calabresi che fuggirono dalla propria terra per scappare dai bombardamenti? Sono storie che in pochi sanno, e che il centro Studi della Resistenza di Roma ha raccolto in un articolo: La Resistenza e il 25 aprile in tre storie di ragazze di allora.

Quì riporto la storia di una di loro:

Pina Spataro era in quarta ginnasio quando, nel '43, dovette abbandonare con la famiglia la sua città, Reggio Calabria, per sfuggire ai bombardamenti. Rimase tre mesi a Foligno, in Umbria. Continuava a studiare per gli esami di quinta ginnasio. La seguiva un professore antifascista dell'Università di Firenze. "E non è un caso - lei dice- che poi ho preso Filosofia all'università, avevo già letto tutti i dialoghi di Platone".
"I tedeschi andavano e venivano. Dopo l'8 settembre la Germania aveva bisogno di uomini per far funzionare le industrie. Allora vi fu la fuga di moltissimi giovani per nascondersi, per non andare a lavorare in Germania verso l'ignoto ma, semmai, in montagna con i partigiani".
Pina era "obbligata a riflettere". Suo zio era capodeposito delle ferrovie. Pina andava alla stazione. Un giorno vide lei stessa "uno di quei treni". Lei stava mangiando un panino con qualcosa dentro. Qualcuno chiese un po' di cibo da una feritoia. Lei fece per avvicinarsi. Un tedesco la spinse via con il fucile spianato. Un'altra volta si trovò davanti a una pattuglia tedesca. E allora lei, figlia di un socialista, cantò: "Bastone tedesco non doma l'Italia".
Pina seguiva attraverso la radio e i giornali le vicende. Poiché neanche a Foligno si era al riparo dai bombardamenti, fu un granaio di campagna di alcuni amici di famiglia il suo nuovo rifugio, dove non smettere di studiare e di pensare.
Dopo la conquista da parte degli Alleati, la via del ritorno al Sud fu fatta da Pina e dai suoi su un camion scoperto, dal quale lei poteva vedere le spaventose immagini della guerra, tremare ancora per i bombardamenti dei tedeschi a Napoli. Da Gioia Tauro fino a Reggio, poi, il viaggio durò tre giorni, e fu fatto su un carretto trascinato da un asino che era un privilegio, "perché quasi tutti andavano a piedi".
A Reggio Pina trovò le macerie che aveva lasciato "quando aveva camminato sui cadaveri". Il 25 aprile anche laggiù si esplose nella festa "per la liberazione dall'incubo della guerra; anche se il Sud non potè vivere in diretta la Resistenza del Nord Italia e se la rivolta di Napoli la fecero gli scugnizzi; anche se, a Reggio, molti gerarchi fascisti erano diventati all'improvviso comunisti".
Ma era stata Resistenza, per la ragazza Pina, anche ascoltare nella sua città Radio Londra; anche reagire con queste parole: "Farebbero meglio a farci studiare", quando il duce teneva discorsi al Paese e a scuola si era costretti ad ascoltarli; anche dirle, quelle parole, sotto gli sguardi minacciosi delle figlie dei gerarchi. Ed era stata Resistenza, per Pina, anche quel bando dei giornalai della città durante il fascismo: "Il Tempo! Il Popolo d'Italia! La- Tri - buna!", con quello scandire le sillabe "la- tri"- che in calabrese formano la parola ladri. Era stata Resistenza, il cui valore consegnare ai suoi studenti in quarantacinque anni di insegnamento, anche "quel pezzo di pane che non ho potuto dare a un ebreo che me lo chiedeva dalla feritoia di un vagone piombato". Quel pezzo di pane dato poi, in tutti questi anni, con la testimonianza e la memoria.



Anche un roccellese figura tra gli eroi della resistenza nazionale, Giuseppe Spataro, trucidato dai nazifascisti a Genova, ricordato con una lapide a Sampierdarena, dimenticato nella nostra Roccella....


Giuseppe Spataro nacque a Roccella Jonica (RC) il 18 marzo 1925. Operaio qualificato nello stabilimento Ansaldo/meccanico, responsabile dei giovani comunisti e della diffusione stampa all’interno dello stabilimento, si impegnò nel recupero di armi e nella raccolta di materiale per i partigiani in montagna. Fece parte dei GAP e delle SAP, brigata SAP Garibaldi G. Buranello.
Con altri giovani fondò a Sampierdarena il Fronte della Gioventù. Arrestato il 15 dicembre 1944 presso la società ciclistica Tana al Campasso, fu seviziato nella caserma delle brigate nere a Sampierdarena prima di essere ucciso.




Per maggiori info consultare:

G. BOCCA, Storia dell'Italia partigiana, Laterza, Bari 1966

G. CHIANESE, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, in E. COLLOTTI-R. SANDRI-F. SESSI, "Dizionario della Resistenza. Storia e geografia della Liberazione", vol. I, Einaudi, Torino 2000

G. SCHREIBER, La vendetta tedesca 1943-1945. Le rappresaglie naziste in Italia, Mondadori, Milano 2000

Sud, la Resistenza dimenticata
di Mario Avagliano

La Resistenza del Sud
di Fausto Vighi

La Resistenza e il 25 aprile in tre storie di ragazze di allora.
a cura del Centro studi sulla Resistenza (Roma)

I.C.S.A.I.C.
(Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporane)


Associazione Nazionale Partigiani d'Italia!

1 commento:

pIcIaRo ha detto...

La preghiera dei "Ribelli per amore" (dedicata da Teresio Olivelli, il partigiano Santoo, ai partigiani)

Signore che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce, segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito,
contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi oppressi da un giogo numeroso e crudele che, in noi e prima di noi,
ha calpestato Te fonte di libere vite, dà la forza della ribellione.
Dio, che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi; alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della tua armatura.
Noi ti preghiamo Signore,
Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell’ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell’indulgenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell’amarezza. Quanto più si addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente
e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: “Io sono la resurrezione e la vita”, rendi nel dolore all’Italia una vita generosa e severa. Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni,
noi Ti preghiamo, sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi “ribelli per amore”.