ADDIO MIMMO ROTELLA
Si è spento oggi, 9 Gennaio 2006 all'età di 88 anni Mimmo Rotella.
Era il 1952 quando Mimmo Rotella decise di non dipingere più. Aveva 34 anni — era nato a Catanzaro nel 1918 — e trasferitosi a Roma alla fine della guerra, con un diploma di liceo artistico, una carriera da docente appena iniziata, ma soprattutto l’aspirazione ad affermarsi come artista, s’era presto dato a sperimentare nuove tecniche, nuovi mezzi espressivi.
In tempi di montanti polemiche fra realismo, astrattismo, neocubismo, tirò fuori dal suo cilindro la ‘poesia fonetica’— con suoni vari, parole più o meno inventate, fischi, onomatopee — che chiamò ‘epistaltica’, neologismo senza senso. Ma l’ambiente romano non era pronto ad accogliere simili novità, scambiate per bizzarrie. Ciò che forse lo stimolò a tentare rapporti con la Francia; a Parigi, espose per la prima volta nel ’51, per poi trasferirsi negli Usa, ove potè continuare le sue sperimentazioni fonetiche. Il ritorno in Italia, se acuì la crisi di irrequieto avanguardista quale si sentiva, nella convinzione che la pittura avesse ormai esaurito le sue possibilità, segnò anche la svolta che ha deciso la sua vita, la sua identità artistica. Il manifesto pubblicitario: ecco il mezzo espressivo più consono alla nuova scena urbana, immediatamente fruibile da tutti. Le ‘nuove icone’ della comunicazione visiva, alle quali era affidato il messaggio pubblicitario, potevano essere suscettibili di trasformazioni, di manipolazioni creative. Se i cubisti, quarant’anni prima, avevano inventato il ‘collage’, con pezzi di giornale, biglietti, cartoncini e carte varie, per conferire più realtà alla finzione della pittura e al contempo far vedere quei frammenti di realtà come fossero parti integranti della pittura stessa, ora Rotella adottava il procedimento contrario, il ‘décollage’. Vale a dire pezzi di manifesti strappati e incollati assieme, che determinavano una sorta di commistione di brani iconici diversi. E qui, erano semmai una distruzione di senso, o una ‘decontestualizzazione’ di tipo dadaista a governare l'operazione. I primi manifesti strappati li espose a Roma, nel ’55 , quando l’Italia si stava aprendo alla grande temperie dell’Informale, e divampavano ancora le polemiche mal poste fra realisti e astrattisti.
Ma è dal ’58 che il suo lavoro assurge ad una notorietà internazionale, quando viene conosciuto dal critico Pierre Restany, poco dopo ideologo e mentore dei ‘nouveaux réalistes’, risposta europea ai neodadaisti e ai pop artisti statunitensi. Rotella è della partita, anche se non ne firma il manifesto, con Klein, Tinguely, César, Arman Spoerri, Christo, oltre ad Hains, Dufrène e Villeglé impegnati anch’essi nel décollages.
Nel 1992 riceve da parte del ministro della Cultura francese, Jack Lang, il titolo di Officiel des arts et des Lettres. E' invitato al Guggenheim Museum di New York nel 1994 in 'Italian Metamorphosis', ancora al Centre Pompidou nel 1996 in 'Face a' l' Histoiré e nel 1996 al Museum of contemporary art di Los Angeles in 'Halls of Mirrors', una mostra che successivamente viene portata in giro per il mondo, Roma compresa. Al cinema di Federico Fellini dedica nel 1997 il ciclo di opere 'Felliniana'. Nel 1996 l' inaugurazione di una sua mostra, primo caso in Italia, viene diffusa on line su Internet.
Un grande artista calabrese costretto ad emigrare, come tanti personaggi più o meno famosi della nostra Terra, che ha portato in alto il nome dell'Italia all'estero.
1 commento:
I suoi quadri su Marilyn mi hanno sempre ricordato un bellissimo libro di Truman Capote che consiglio a tutti, Musica per camaleonti.
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