Quickribbon Occhio su Roccella: La mezzala è uomo d'onore
_@_OcchiO su Roccella _@_ Scelti per Voi: Camilla che odiava la politica - Autore: Luigi Garlando - Casa editrice: Rizzoli. - (Camilla ha dodici anni e vive in un paese di provincia insieme al fratellino e alla mamma. Il papa, in passato braccio destro del Primo Ministro, non c'è più: si è suicidato in carcere sei anni prima, dopo essere stato accusato ingiustamente di corruzione. Da allora Camilla odia la politica e tutto ciò che ha a che fare con essa. Ma un giorno in paese arriva un barbone, che prima la aiuta a ribellarsi a un gruppo di bulli della sua scuola, e poi, piano piano, le insegna che cosa sia la politica, quella vera, quella a cui il suo papa aveva dedicato tutto se stesso. E grazie a quelle lunghe chiacchierate Camilla impara a far pace con la politica e con il mondo, quello dentro di sé e quello in cui vive.)

AdnKronos News

venerdì, novembre 04, 2005

La mezzala è uomo d'onore

CALCIO / L'INCHIESTA DI REGGIO CALABRIA











Trattative prima del match. E nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo minacce e poi l'accordo. Così, secondo i carabinieri, Sculli ha venduto al Messina la partita-salvezza


di Marco Lillo


Quando la fidanzata di Giuseppe Sculli ha visto il suo ragazzo che si dirigeva verso la palla per battere la punizione, non credeva ai suoi occhi. Sculli è un'ottima mezzala. Nel 2004 è stato nazionale Under 21 ed è riuscito a vincere in una sola estate gli Europei e il bronzo olimpico. Però non è uno specialista nelle punizioni. E invece quel 2 giugno del 2002, durante Crotone-Messina, arrivò a scansare un compagno per tirare lui. La palla andò fuori. Il Crotone (dove allora militava) finì in serie C e il Messina (dove oggi gioca Sculli) vinse la partita e si salvò dalla retrocessione a spese della Ternana.

Oggi, grazie all'inchiesta del pm antimafia Nicola Gratteri di Reggio Calabria, si scopre perché Sculli ci teneva tanto a sbagliare la punizione. Secondo le informative dei carabinieri, che 'L'espresso' ha letto, i crotonesi sono stati pagati per perdere e i baresi per vincere con la Ternana, battuta 2 a 1 in quel finale di campionato definito già allora dal presidente del Cagliari, Massimo Cellino, "sospetto". Nelle intercettazioni si parla di 'capocolli' che sarebbero partiti da Messina alla volta di Bari e di Crotone. Per la Procura non si tratta dei prelibati salumi calabresi, ma di soldi sonanti o regali di valore. Secondo i carabinieri, Sculli è il protagonista della combine, ma altre quattro persone avrebbero (il condizionale è d'obbligo visto che non sono indagati) avuto un ruolo. Sono il presidente del Crotone Raffaele Vrenna, il calciatore del Messina Leo Criaco, oggi in forze all'Avellino, e il direttore tecnico del Messina Nicola Salerno, ora al Cagliari come pure il team manager del Messina Ciccio La Rosa, citato in una telefonata.

A svelare il mistero della punizione sbagliata è Sculli stesso. La fidanzata lo chiama due ore dopo la partita sul cellulare e gli chiede: "Perché l'hai battuta tu la punizione ? La prima punizione della tua vita. Voleva battere l'altro...". Il calciatore spiega: "Eh sì, amore, perché c'era un 'ventello'. Se batteva l'altro faceva goal amore e io perdevo... i venti... il ventello amore. Ti compro un bel telefonino". I due ridono di gusto e cominciano a parlare del modello di cellulare, ma alla ragazza rimane un dubbio: "E perché hai segnato?". Sculli non risponde. Eppure la domanda non è stupida. Un bomber è pagato per segnare, ma il gol dell'uno a uno al ventesimo del primo tempo insaccato nella rete del Messina sarebbe servito solo a Sculli, non al Crotone, già matematicamente retrocesso. Quel gol doveva servire a far paura al Messina e indurlo a sganciare qualcosa al calciatore: è questa la perversa logica del calcio al contrario che, secondo i carabinieri, emerge dalle telefonate trascritte.

In quel periodo Sculli era intercettato non in qualità di calciatore , ma in qualità di nipote del boss dei boss della Calabria: Giuseppe Morabito da Africo, detto il Tiradritto. Il nonno di Sculli, padre di sua mamma, è stato arrestato nel 2004 dopo 12 anni di latitanza, proprio grazie alle indagini dei carabinieri nelle quali ora è rimasto impigliato il calciatore. Alla vigilia dell'ultima di campionato, Crotone-Messina, nel maggio 2002, i carabinieri si imbattono in un paio di telefonate sospette tra Sculli e Leo Criaco, che militava nel Messina e che però è di Africo come la famiglia del Tiradritto. Tra compaesani certi discorsi vengono meglio e così Sculli, secondo gli investigatori, chiede a Criaco 'quattro capocolli' per vendere al Messina la partita. Tutto fila liscio fino a due giorni prima del match. Il 31 maggio 2002 però Sculli racconta a suo cugino Rocco che i vertici del Messina lo hanno scavalcato, concordando direttamente con il presidente del Crotone, Raffaele Vrenna, il risultato dell'incontro. Il presidente, dice Sculli, vuole "mangiare da solo". Ecco allora spiegato il gol al ventesimo del bomber. Secondo i carabinieri "Sculli aveva ammonito il presidente Vrenna per tale comportamento e lo aveva minacciato di ribaltare le sorti dell'incontro". È lo stesso Sculli a raccontarlo al cugino: "Gli ho detto: figlioli il pallone è rotondo!". E il cugino Rocco chiosa: "Se si deve mangiare un pezzo di pane lo devono mangiare tutti". Il Messina poche ore prima dell'incontro cerca di correre ai ripari, Criaco dice a Sculli: "Se ti comporti bene... qualcosa personale si può fare". Ma lui non vuole elemosine e quando alla vigilia un amico gli chiede se il Crotone avrebbe mandato in campo una riserva al suo posto, lui ribatte ridendo: "Ma che fai scherzi? Io domani devo giocare la partita della mia vita". Il Crotone era già retrocesso e il bomber calabrese stava per essere venduto. Dove trovava Sculli questa carica? I carabinieri scrivono: "Voleva boicottare gli accordi tra le due società circa il risultato finale dell'incontro". E ci riesce. Con un tiro di piatto destro al ventesimo pareggia il gol dell'uno a zero e spalanca al Messina il baratro dello spareggio con il Cosenza, appaiato al quartultimo posto. Poi arriva il secondo tempo e la musica cambia. Sculli si spegne e il cronista della 'Gazzetta dello Sport' scrive: "La ripresa era al limite della noia. Il Crotone effettuava (si fa per dire) l'unico tiro da 40 metri di Sculli al 32esimo. Poi la folla giallorossa scatenava tutta la sua gioia alla notizia della fine della gara di Bari che sanciva la retrocessione della Ternana e la salvezza del Messina".

Cosa è accaduto nell'intervallo? Lo racconta Sculli al solito cugino: "Gli ho fatto stringere il culo sull'uno a uno. Nel sottopassaggio sono venuti a prendermi dalla maglia. Siamo finiti a botte. Gli ho detto caccia le mani. Via di qua. Non mi cacate il c... Minchia, si è alzato anche il presidente. Un macello è successo. Sull'uno a uno sai come se la facevano addosso. A me sembrava che mi avessero dato il nandrolone. A trecento andavo. Non mi prendevano mai, tunnel, controtunnel, i loro difensori non mi vedevano. Con Campolo (capitano del Messina) ho litigato. Mi ha detto: 'Tu non sei un uomo d'onore'. A me! Gli ho detto: non permetterti di dirlo più, perché ti aspetto fuori e ti do una passata di botte, porcheria. Un macello è successo, poi ho litigato con un dirigente, gli ho sparato un pugno in testa, lì nel sottopassaggio". Il cugino Rocco va al sodo: "Ma i 'capicolli' li hanno portati?". Sculli risponde: "Minchia se li hanno portati. Ne hanno portati quattro qua e sei glieli hanno dati a Bari e hanno affondato la Ternana".

Il gip ha trasmesso tutto alla Procura ordinaria perché questi fatti non provano che Sculli faccia parte di un gruppo mafioso, ma configurano solo "responsabilità di tipo disciplinare (di competenza degli organi sportivi) o anche penale (di competenza di altra autorità giudiziaria)". Il pm antimafia Nicola Gratteri ha contestato l'associazione mafiosa non tanto perché Sculli ama farsi chiamare 'uomo d'onore', bensì per i metodi che il calciatore avrebbe usato per convincere i suoi compaesani a votare per chi diceva lui alle elezioni del 2002.

Bruzzano Zeffirio è un centro dell'Aspromonte teatro di una faida sanguinosa dove il padre di Sculli, Francesco, è capo dell'ufficio tecnico e la sua famiglia muove i fili della politica dietro le quinte. Il calciatore però entra nella campagna elettorale a gamba tesa. Il 22 maggio del 2002 Sculli racconta al telefono come ha convinto un certo A. S. a votare la lista sostenuta dalla famiglia: "L'ho fatto stringere dal Barbazza.... È andato il Barbazza con la Mercedes lo voleva investire. Voleva investirlo con la Mercedes... Gli ho detto che deve venire con me e prendere la scheda controllata e finiamola qua".

Per dimostrare la vicinanza di Sculli al clan del nonno, gli investigatori citano anche altre telefonate. Quando arrestano un paio di persone vicine al Tiradritto, per esempio, il calciatore chiede: "Ha cantato qualcuno?". Un giorno del 2002 i carabinieri intercettano questo sms del calciatore: "Domani mattina alle 05,00 devo ritornare. Non devi fare come oggi perché non mi posso portare il cellulare. Devo camminare tanto a piedi e ho paura che mi cade e lo perdo. Vado per quella terra che ti avevo raccontato perché a lei gliela vogliono levare perché se ne è andata a Milano e lui si è arrabbiato tanto". Secondo i carabinieri, una telefonata del giorno dopo tra Sculli e la fidanzata spiega il senso di quella passeggiata: Sculli si sarebbe recato dal nonno latitante. In realtà la telefonata spiega molto di più. Alla ragazza che contesta le sue scelte, Sculli replica: "Io non faccio le scelte amore. Tu lo sai che ho una famiglia particolare. Lasciami stare perché è meglio". Lei chiede: "Ma è necessario?". E lui replica: "È necessario amore. Perché nella mia famiglia non si dice no. Nella tua forse si dice no. Nella mia famiglia non si dice mai di no. A nessuno. Siamo così purtroppo e non possiamo farci niente. Non vieni certo tu a cambiare la cosa".

ha collaborato Roberto Gugliotta
L'Espresso 4-11-05


1 commento:

the saint ha detto...

si ritorna sempre al solito discorso, la potenza delle 'ndrine arriva addirittura ai più alti livelli del calcio italiano. Tutto ciò scoraggia, chi riuscirà mai a fermarli?